Un passaggio nel buio

I quattro avventurieri, rapidi ma circospetti, percorsero a ritroso la lunga e stretta via che li aveva condotti nella tomba del “Barone”, decisi ad imboccare l’altra strada, quella immersa nelle tenebre che scendeva verso l’ignoto. Quando la raggiunsero, fu facile per i potenti muscoli di Kearlear aprire il passaggio, ostruito da sbarre metalliche troppo deboli per lui. Cominciarono a discendere, con Enim, il giovane umano, che apriva la strada, attento a tutto ciò che vedeva, le orecchie tese al massimo per individuare il minimo rumore. Gli altri lo seguivano subito dietro, le armi sfoderate. L’ascia del grosso guerriero fiammeggiava, mentre la spada di Mikal il mezzelfo emanava una luce blu irreale, che aderiva in maniera strana alle superfici circostanti, rendendo ancor più inquietante quell’umido e scuro ambiente sotterraneo. «Deve pullulare di non morti questo dannato posto».

 

L’odore di putrefazione avvolgeva i corpi dei quattro, penetrando nelle loro anime. Giunsero in un corridoio con una serie di porte a destra e a manca, porte che si aprivano in stanze di piccole dimensioni, tutte celle dall’aspetto. Mikal illuminò l’interno di una di esse, senza entrarvi o spalancare la porta, ma attraverso la finestra sbarrata posta nella parte alta. Lo spettacolo che si tinse di blu fu orribile: cadaveri su cadaveri ammassati, corpi di prigionieri morti in chissà quale condizione, vittime di chissà quale forma di giustizia. Innocenti, colpevoli, tutti accomunati dalla stessa sorte, i loro corpi esanimi e straziati.

 

«Guardate là!» esclamò Turin il nano, che aveva la capacità, come tutti i membri della sua razza, di vedere senza problemi anche al buio. Indicava all’estremità del corridoio una porta diversa da tutte le altre, grossa e robusta, di fattura recente a differenza delle piccole e marce porte delle celle. Su di essa era raffigurato un pentacolo che prese ad illuminarsi quando i quattro si avvicinarono. La luce che promanava rendeva superflua qualsiasi altra fonte di illuminazione. Quasi accecava, in quell’intenso nero di tenebra. Ancora qualche passo, e una voce, chiara quanto inaspettata, ruppe il precario silenzio in cui quell’ambiente era immerso. Era difficile capire da dove provenisse. Recitò un indovinello dal sapore di antico, fatto di melodiosi quanto arcani versi.

 

Dopo che la voce magica ebbe finito di parlare, risultò a tutti evidente che la porta si sarebbe aperta solo se qualcuno avesse indovinato la risposta dell’enigma: bisognava pensare. Ma proprio mentre i cervelli dei quattro erano concentrati sulla possibile soluzione, dai muri che opprimevano il corridoio comparvero tre spettri. Incorporei, fluttuanti, emanavano paura con la sola loro presenza. Turin ed Enim furono i primi a vederli, e si avventarono contro di essi, seguiti da Mikal e Kear. L’incoscienza era il solo modo per non soccombere alla paura. Cominciò una battaglia, durissima. Le spade cozzavano producendo rumori vibranti, che rimbombavano nello stretto cunicolo.

 

«Conoscenza!» gridò ad un tratto il nano, schivando un colpo vibrato dallo spettro che gli stava davanti. La lotta infuriava.

«Cosa diavolo vuoi…» la frase del mezz’elfo fu interrotta dall’apertura magica della porta. Questo nuovo sviluppo diede maggior impeto ai quattro, che riuscirono ad aver ragione sugli avversari, sebbene accusando parecchio lo scontro.

 

Dopo aver speso qualche minuto per riprendere fiato e curare qualche acciacco superficiale, i Cacciatori del Vingaard River furono pronti per proseguire.

«Ci vuole ben altro che qualche misero spettro per fermare un nano!» affermò Turin con soddisfazione, mentre cercava di sistemare la propria armatura.

«Zitto!» intimò Enim, che aveva appena visto cosa attendeva tutti loro nella stanza alla quale la porta, aprendosi, aveva fornito accesso…

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Un passaggio nel buioultima modifica: 2009-11-07T08:12:19+01:00da carminedecicco
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