L’Autunno al mare – parte prima

Passeggiata tra le foglie.jpgOrmai il giorno si apprestava a finire, e nel cielo un sole sempre più titubante effondeva un innocuo tepore, illuminando di flebile luce irreale le nubi leggere e vaporose che affollavano la volta celeste che ricopriva i miei passi e circondava l’aria mite e molle di quel pomeriggio autunnale. Era Novembre, Novembre inoltrato. Lungo la via ero accompagnato dall’odore del vino novello, nato proprio in quei giorni e ora pronto a profumare il vento gentile che, soffiando tra gli alberi, faceva staccare dai rami le foglie prima di giungere a carezzare il mio volto, lindo e sbarbato. Nel procedere osservavo le gialle e rosse danzatrici distendersi stanche e felici per terra, talvolta isolate, talaltra in piccoli gruppi. Le spensierate amiche coloravano gli antichi sampietrini e li ingentilivano. Qualcuna sostava presso gli ingressi delle modeste dimore dei pescatori del luogo, all’interno delle quali mogli premurose si indaffaravano intorno ai fornelli, riempiendo le stanze dell’odore delle caldarroste. Dall’esterno, si poteva osservare come le finestre ai piani superiori fossero ancora aperte, per accogliere i barlumi di luce di un sole morente, morente in pace assoluta. Più in alto ancora, qualche comignolo soffiava del fumo che rendeva così pittoreschi certi scorci che mi si offrivano innanzi agli occhi. Poco lontano il mare ascoltava il brusio delle onde e parlava alla spiaggia, la quale con i suoi mille granelli bianchi rifletteva il tramonto e sembrava con ansia aspettare le prime tenebre stendersi, rapide e caute, sull’intero villaggio che da secoli immobile riposava tra le acque e le rocce del monte, la sua vita scandita dal risuonare delle campane di ottone della modesta chiesa dedicata a Santa Maria.

 

Albero di cachi.jpgProprio allora nell’aria esplose e si diffuse il rintocco delle diciassette. Mancava ancora un’ora all’incontro che mi aveva condotto in quel posto appartato e privato, così primitivo da sembrare passato, passato remoto. Mi soffermai a fissare degli alti alberi di cachi sovraccarichi di frutti arancioni, penosi ed affranti per il gravoso peso che erano costretti a sopportare. Ai loro piedi, su di un terreno arato di recente, un prezioso tappeto di foglie, elegante e sconfortante in un solo momento. Gli alberi denudandosi e morendo, abbandonando gli affetti prima del lungo, rigido e severo inverno, davano saggio della loro bellezza, tanto più grande quanto più il baratro era prossimo, in un atroce e diletto connubio tra morte e beltà, piacere e sconforto. Qualche cane randagio, solo e derelitto, vivace nonostante gli stenti di una vita senza una cuccia fissa e un pasto abbondante, incurante del valore della pregiata tappezzeria di stagione, correva tra i tronchi, sparpagliando le foglie in cerca di un raro tesoro o di un fedele nascondiglio.

 

Tramonto in spiaggia.jpgDopo che ebbi sostato alquanto ai margini di quell’incantevole scena, i miei passi mi condussero presso la riva, sulla sabbia. Sedetti, con gli occhi pieni di mare che, pressappoco dove l’orizzonte correva, si travestiva da cielo, ora sempre più scuro dopo che l’astro di Helios si era accovacciato sulla terra, per coricarsi lontano. La Luna man mano si colorava e diventava più simile a sé, indossato il suo splendido aspetto, lucente e malinconico insieme. Il vento, più forte, aveva raffreddato l’aria, ora più densa di fumo. Freddi erano anche i mucchietti di minuscoli granelli che per gioco prendevo tra le mani e poi, lento e parsimonioso, lasciavo cadere in un abbraccio, fraterno ed immemore, con i loro simili. Quell’enorme distesa di acqua, non limitata da scogli o lembi di terra, per quanto alla mia vista fosse dato osservare, mi parlò a lungo, mentre la notte instaurava il suo regno e un mesto faro terminato il suo breve giro tornava ad illuminare il mio cantuccio, come un lamento sempre uguale, che ha smesso di fare del male.

L’Autunno al mare – parte primaultima modifica: 2009-11-24T11:18:00+01:00da carminedecicco
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4 pensieri su “L’Autunno al mare – parte prima

  1. Grazie della tua visita Carmine, qui sul tuo blog scopro una scrittura antica che, in epoca di “bimbi minchia” e di orribili stenografie che hanno sconfinato abbondatemente dagli SMS per approdare nella blogsfera, è un piacere anche degl occhi scoprire. A presto rileggerci. NM

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