L’Autunno al mare – terza ed ultima parte

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Seguivo i suoi passi eleganti e discreti ripensando alle parole dell’invito che mi aveva inoltrato via internet. Sorrisi, prima di restare stupefatto per la bellezza e la luminosità della stanza nella quale ero stato condotto. Un enorme camino centreggiava nella parete opposta all’ingresso, su di esso era inciso un antico stemma nobiliare. Ci sistemammo su due grosse poltrone prossime al fuoco, il quale bruciava inondando la camera di tepore, rendendo il profumo di rose che ivi avvertivo ancor più apprezzato. Le poltrone erano quasi l’una di fronte all’altra, poste al lato sinistro e al lato destro di un enorme divano. Notata che ebbe la mia attrazione per la decorazione del camino, mi spiegò:

«È il simbolo della famiglia di mio marito».

Una famiglia importante, nobile ed antica, precisò citando senza molto interesse e con qualche dubbio avi lontani che avevano ricoperto diversi incarichi di eminente natura, esercitando potere e meritando rispetto.

«Lo hai sposato solo per i soldi?» la interruppi, con un certo compiacimento, mostrandole la stessa schiettezza con la quale condividevamo i nostri segreti d’un tempo.

Mi sorrise in maniera impercettibile, enumerando i vantaggi della vita che suo marito con la sua ricchezza le aveva regalato.

Poi, però, toccò a lei essere franca: «Tutto ciò è così lontano dalle convinzioni e dai desideri della mia gioventù!».

Notai, prima che si alzasse per raggiungere un piccolo tavolo di legno sul quale giaceva immota una bottiglia di champagne, una strana espressione dipingerle il volto. La sua ultima frase non fu proferita con tristezza, ma con ciò che a me parve un tono di sfida, gioiosa ed infantile. Cosa significava?

Mi porse il bicchiere di cristallo, colmo quasi fino all’orlo, quindi tornò a sedersi, ma non più sulla poltrona, bensì sul divano, accomodandosi nella parte più lontana rispetto al mio giaciglio.

Le raccontai di me, delle mie avventure galanti, suscitando di tanto in tanto qualche suo commento, come un tempo nella casa degli zii eravamo soliti fare, buoni confidenti, ottimi amici. Mentre parlavo, ero sempre più convinto che quella nostra conversazione preludesse a qualcosa d’altro, verso cui io inconsciamente cercavo di affrettarmi, impaziente. Sono sincero – perché mentire, del resto? – se dico che allora ero confuso circa l’essenza di quell’ineluttabile meta. Le stavo descrivendo il mio ultimo viaggio, in terra d’Austria, quando improvvisamente mi chiese:

«Ma sei felice?»

Tre brevi parole che in un attimo dissolsero completamente quel prezioso velo di ipocrisia e superficialità che negli ultimi anni avevo pazientemente e con saggezza intessuto, abile sarto di sentimenti, pur senza stoffa.

Rimasi in silenzio, mentre la legna da ardere parlava per me, con i suoi piccoli scoppiettii, crepitii.

Credetti che quella domanda l’avesse rivolta anche a se stessa. Mi avvicinai, allora, sedendomi accanto a lei. Le presi una mano – la destra, come dimenticarlo? – e fissandola negli occhi, questa volta sì tinti da una vena di mestizia, le risposi:

«No, come non lo sei tu».

Le ero così vicino che distinguevo tra il profumo che invisibile galleggiava nella stanza, l’odore della sua pelle, candida e liscia.

«Mi illudo di esserlo». Era ciò che anche io in un primo momento le avrei voluto rispondere.

«Giunge un istante in cui le illusioni, per continuare a vivere felici, devono essere aggiornate, modificate, elevate di grado. La vita, infatti, è come un fiore che sboccia su un troppo esiguo stelo, e su questo grava, grava sempre più insostenibile, mentre con gli anni lo stelo si indebolisce. La vita logora e consuma. E i palliativi che un tempo bastavano, ad un certo momento non basteranno più».

Detto che ebbi queste parole, accostai le mie labbra alle sue, quasi in maniera involontaria, spontanea. Lei non si ritrasse e allora, in quella casa calda ed eterna, ci illudemmo d’amarci, mentre fuori il mondo moriva, con estrema dolcezza.

L’Autunno al mare – terza ed ultima parteultima modifica: 2009-11-30T13:40:00+01:00da carminedecicco
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4 pensieri su “L’Autunno al mare – terza ed ultima parte

  1. ho letto tutte e tre le parti del tuo racconto “l’Autunno al mare”.. si legge che è un piacere è un racconto delizioso e scorrevole, il mare.. i pescatori..l’autunno stagione che amo particolarmente, il tutto contribuisce a creare un’atmosfera perfetta.

    La vita, infatti, è come un fiore che sboccia su un troppo esiguo stelo, e su questo grava, grava sempre più insostenibile, mentre con gli anni lo stelo si indebolisce. La vita logora e consuma.

    .. ma allo stesso tempo ci arricchisce moltissimo

    grazie per la visita
    buona serata

  2. letto tutto d’un fiato. Molto bello e descritto con maestria. Agli occhi di chi legge appare come una fotografia in continuo movimento. Si sente cadere le foglie sul terreno, colorandolo con le tinte dell’autunno. Si sente il rumore del mare e il rintocco delle campane. Si osserva la villa triste e vuota, si percepisce in essa la mancanza d’amore, di calore. I personaggi si muovono nella scena seguendo le indicazioni di un bravo regista.
    Molto bello, davvero. Complimenti. 🙂

  3. Passavo per i ringraziamenti (tardivi) e vedo che sono preceduto dal mio socio letterario, corresponsabile della storia che hai apprezzato.

    Scrivi benissimo. Ho letto solo l’ultimo post ma credo che tornerò per gli altri.

    Ciao e buona serata.

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