La notte di Halloween (2 di 3)

 

 

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Un forte odore di sangue riempiva la stanza, completamente immersa nel buio. Il silenzio che entro vi regnava fu rotto da un rumore di tessuto strofinato sul muro: era un uomo che, dopo una breve immobilità, rimetteva in moto i propri muscoli.

L’uomo si chiese per un attimo come fosse finito lì dentro. Si sforzò di ricordare per qualche secondo, poi, comprese che l’importante era cercare di evadere da quella camera. Soltanto in seguito avrebbe cercato la risposta alla sua domanda. Si alzò in piedi e cominciò a camminare, con le mani che cieche si muovevano intorno al suo  corpo per individuare ostacoli. D’improvviso, decise che era meglio abbassarsi e procedere a tentoni: il cuore cominciò a battergli forte per la paura che chi lo aveva relegato lì sotto – sì, era convinto che qualcuno lo avesse imprigionato lì, quale motivo, infatti, avrebbe mai avuto di nascondersi volontariamente in quella stanza oscura? – sarebbe potuto improvvisamente tornare.

Dopo essere avanzato appena qualche metro, avvertì un forte dolore al petto. Istintivamente, portò la mano sul punto preciso che gli doleva: incontrò qualcosa di denso, ma allo stesso tempo liquido, sulla pelle. Sangue. Rivide improvvisamente l’immagine di se stesso mentre veniva colpito con un pugnale. La visione lo sconcertò profondamente, eppure la sua mente era consapevole che c’era qualcosa per la quale provare molta più pena.

Già, ma cosa? L’uomo fu preso da una forte agitazione, mentre brandelli di ricordi cominciavano a tornare a galla. Non quelli giusti però. Il suo respiro si fece affannato, sentì di provare anche un forte dolore alla testa.


Un rumore, dall’esterno, si fece strada nell’aria squallida ma quieta di quella stamberga. Doveva essere un animale, un gatto probabilmente. L’uomo fu comunque invaso da panico. Istintivamente si portò la mano alla cintola: non trovò nulla, eppure era convinto di essere un tipo che di norma girava armato. Devono avermi disarmato, pensò, e si sorprese ad usare il verbo al plurale. Si portò entrambe le mani alle tempie, e poté sentire in quale stato disgustoso si trovassero le sue dita, con il sangue mischiato alla sporcizia del pavimento. Cercò di porre un argine ai propri pensieri, di non lasciarli fuggire via, ma di dar loro la possibilità di formarsi appieno grazie alla concentrazione.

No, non aveva sbagliato: erano due gli uomini che lo avevano ridotto così. Ma perché? A dispetto della considerazione iniziale, non riusciva più a non cercare di ricostruire il motivo per il quale si trovava in quella situazione. Ma più che l’incertezza, lo devastava il pensiero che fosse successo qualcosa di molto grave, di una gravità che andava ben al di là dell’umanamente sopportabile.


Riprese a muoversi, con maggiore circospezione. Nel farlo, urtò contro quella che doveva essere una bottiglia di vetro che malinconicamente giaceva a terra. Proseguì, senza dare il minimo peso al particolare.

Di lì a poco fu sicuro di aver ispezionato l’intera stanza. Era abbastanza certo di dove fosse la porta, quindi si diresse lì, non prima di essersi procurato la bottiglia che eventualmente avrebbe usato come arma. Nel capovolgerla, qualche goccia del contenuto residuo cadde. Non poté vederne il colore. Raggiunta la porta, si alzò nuovamente in piedi, e trepidando abbassò la maniglia.


I suoi occhi furono invasi dalla luce. La sua anima, invece, precipitò nell’oscurità: dopo qualche secondo si riabituò alla luce, e riuscì a vedere l’orrido spettacolo che gli si offrì innanzi. I corpi dei suoi due fratelli giacevano privi di vita, immersi in una pozza di sangue.

La notte di Halloween (2 di 3)ultima modifica: 2010-11-04T08:39:00+01:00da carminedecicco
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3 pensieri su “La notte di Halloween (2 di 3)

  1. a questo punto aspetto con impazienza il capitolo 3 di 3 di questa coinvolgente storia e ti faccio i miei complimenti per quello che ho letto fino ad ora! 🙂

    Sai, il significato che vorrei dare al mio post (poi ognuno lo interpreta come vuole), è che spesso ci vuole così poco per poterci migliorare, ma ottenebrati da chissà cosa, non riusciamo a farlo quasi mai…

    A presto e grazie del tuo passaggio, Carmine. 🙂

  2. dai bene l’idea dello smarrimento, della confusione che si ha nella mente sottoposta a qualcosa di doloroso e imprevisto, ne trasmetti la fisicità …ben scritto—ciao e buonagiornata. Giovanna

  3. Buonasera Carmine, la follia non conosce limiti e in certe notti tutto diventa fatale.
    Bel racconto!
    Un salutissimo e fine settimana da “brivido”
    ^_^

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