Agostino – recensione

 

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Agostino è un breve romanzo scritto da Alberto Moravia nel 1942 e pubblicato nel 1943. L’opera ottenne riconoscimenti sia da parte della critica sia da parte del pubblico, e fu un passo decisivo per il raggiungimento del successo che in seguito arrise allo scrittore romano.


Protagonista del romanzo è Agostino, un ragazzo di tredici anni orfano di padre che nel corso della vicenda subirà una decisiva iniziazione di natura sessuale.

Ricchi e benestanti, Agostino e la madre trascorrono le loro vacanze in una località balneare, tra cene mondane e gite quotidiane in mare col pattino.

Il ragazzo si sente molto orgoglioso di poter trascorrere del tempo da solo in compagnia della madre, donna di bella presenza che attira l’attenzione di tutti.

Ma i bei giorni terminano quando la donna incontra un giovane, Renzo, e comincia a intessere con questi un intenso rapporto. E così le gite a due si trasformano in passeggiate a tre, con Agostino che comincia a modificare la propria opinione della madre e di se stesso: l’incontro tra Renzo e la donna provoca un primo, ingente cambiamento nell’animo del tredicenne, che comincia a sentirsi messo da parte, ignorato, quando non addirittura umiliato dalle scarse attenzioni e dalle provocazioni della coppia.


E così Agostino prende a frequentare una banda di ragazzi popolani, sebbene essi spesso lo deridano e gli facciano notare la sua alterità rispetto a loro.

Meglio tuttavia questa compagnia che restare solo a casa con la madre, specie dopo aver saputo in maniera brutale, tramite le rivelazioni del Saro, un bagnino di mezz’età che è solito frequentare i nuovi compagni di Agostino, cosa un uomo e una donna fanno quando sono soli, in intimità.

Rivelazioni potenti, che mentre deteriorano sempre più il rapporto tra Agostino e la madre, la quale pian piano perde l’aurea di sacralità della quale era investita in un primo momento, accendono anche la fantasia del ragazzo, lo fanno definitivamente staccare dal mondo dell’infanzia.


Ormai il protagonista del romanzo non riesce più a divertirsi con gli amici di un tempo, né si sente più a proprio agio con la madre, che egli ora si sforza di considerare una semplice donna, e decide quindi di confondersi con i ragazzi del popolo: indossa gli abiti più brutti e logori del suo armadio, tace circa la propria ricchezza e la propria cultura, modifica i propri gusti e il proprio linguaggio.

Addirittura, in un’occasione si finge un garzone e accompagna in mare un uomo col suo figliolo, guadagnandosi perfino una mancia.


Un giorno, durante una battuta di caccia agli uccelli con annessa ricerca di funghi, il Tortima, il membro più anziano della banda che Agostino ha preso a frequentare con sempre maggiore frequenza, gli indica un villino in apparenza disabitato, spiegandogli come esso sia un luogo abitato soltanto da donne, donne che ricevono chiunque in cambio di danaro.


Questa notizia turba Agostino che, tornando verso casa, decide di provare ad entrare nel villino, affinché sua madre non sia più l’unica donna della sua vita, e i rapporti tra loro ritornino quelli di un tempo.

Raccolti i soldi necessari per l’ingresso suo e dell’accompagnatore Tortima, prima di partire per la sua avventura clandestina il ragazzo ha il tempo di scoprire la madre in inequivocabili atteggiamenti sessuali con Renzo, che ormai è, a tutti gli effetti, il nuovo partner di lei.

Finalmente Agostino ha la prova che così scabrosamente e intensamente aveva cercato, ma non riesce a dir nulla, tiene tutti i pensieri per sé, proiettato com’è verso la sua concreta iniziazione sessuale, dopo tanti discorsi e confessioni.


Col Tortima si reca quindi presso il villino, ma qui gli viene sbarrata la via d’ingresso da una cameriera, che fa passare solo il compagno più grande. Questi se la spasserà con i soldi di Agostino, senza spendere alcuna parola per aiutare il più piccolo a entrare.

Beffato e deluso, Agostino non può far altro che accontentarsi di intravedere una mezza nudità di una donna bellissima che egli spia da una finestra.

Nel rincasare, pensa che dovranno ancora passare diversi anni prima che egli venga ammesso in quel genere di case.

Prima di coricarsi, ad ogni modo, si reca nella camera della madre, anch’ella rimasta sveglia, e le confessa di voler partire, in quanto non digerisce più di essere trattato come un bambino dalla donna.

Con una carezza e un sorriso, ella gli promette che da quel momento in poi lo avrebbe considerato un uomo. Solo ora, accanto alla madre, Agostino può addormentarsi, pur sapendo in cuor suo che ancora molto tempo infelice sarebbe dovuto trascorrere prima di essere a tutti gli effetti un adulto.


Le brevi vicende narrate da Moravia si leggono con piacere e attenzione. Nonostante la scabrosità del tema affrontato, la prosa è fluida, scorrevole, per nulla turbata dal contenuto: si ha l’impressione che l’autore possa esplorare ogni abisso dell’animo umano descrivendolo poi con parole calme e gentili. Nel 1962 dal romanzo è stato tratto anche un film, diretto da Mauro Bolognini e interpretato da Ingrid Thulin, Paolo Colombo, Mario Bortoletti e John Saxon.

Agostino – recensioneultima modifica: 2011-01-09T09:51:26+01:00da carminedecicco
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3 pensieri su “Agostino – recensione

  1. ho letto Agostino in età molto giovanile e mi ha coinvolto moltissimo,mi piacerebbe rileggerlo.A suo tempo vidi anche il film.Ciao.
    Il solito clima possiamo trovarlo anche in “Amado mio ” di Psolini e anche ” Ernesto ” di Saba.Ciao buon anno.

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