L’autunno in campagna (2 di 2)

Mi sembrava davvero incredibile che quel luogo, che quelle persone, esistessero davvero. La città con i suoi ritmi frenetici, lo smog, il traffico, gli alti palazzi, era a pochi chilometri di distanza. Eppure in mezzo a quella terra il tempo sembrava essersi fermato.

«Fa caldo, un tempo il mese di ottobre non era così» mi dissero, spiegandomi le conseguenze sull’agricoltura di quel mutamento climatico. Cercavo di prendere appunti mentali di ogni rivelazione, nella speranza che riuscissi a custodire gelosamente la cultura del tempo che fu e che, come sembrava, ancora resisteva, sebbene in zone circoscritte.L'Autunno in campagna 2

«Ormai le terre le lavora sempre meno gente» disse mio zio indicandomi quello che a tutti gli effetti sembrava una terreno incolto, abbandonato da chissà quanti anni. «I vecchi contadini muoiono e i loro figli fanno altri lavori, quando sono fortunati». Era triste percepire il declino di quel mondo, cogliere in fondo agli occhi circondati da rughe dei miei interlocutori una vena di sgomento per ciò che fu e che non sarà più.

«Già, è un peccato, riuscii solo a rispondere».

Dopo un paio d’ore tornai alla macchina. Avevo mangiato un po’ di frutta, raccogliendola direttamente dagli alberi, come mai mi era capitato prima di allora. Avevo ascoltato storie di contadini seduto su un ceppo di tronco tagliato. Ero felice, ma una goccia di malinconia era penetrata nel mio sangue che allora si stava rimescolando. Salutai i miei ciceroni e entrai nell’abitacolo. Fui avvolto dalla puzza di fumo, e solo in quel momento mi resi conto che durante la mattinata non avevo affatto fumato.

L’autunno in campagna (2 di 2)ultima modifica: 2011-10-16T10:21:21+02:00da carminedecicco
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7 pensieri su “L’autunno in campagna (2 di 2)

  1. Bello il tuo racconto che ci porta alla cruda realtà dei giorni nostri dove i vecchi mestieri, compreso quello del contadino, vanno, purtroppo piano piano scomparendo.

    Un saluto Carmine!

  2. Purtroppo è proprio così. Qui dove abito io per esempio, nei campi si vedono sempre di più quasi esclusivamente lavoratori stranieri perchè nessuno più lavora la terra se non i vecchi contadini. Le cause credo siano molteplici e non è il caso d’approfondire in un commento. Quello che ci dovrebbe far riflettere è proprio il benessere che proviamo quando torniamo, anche solo per un po’, anche indirettamente, ad avvicinarci alla terra. Il nostro posto dovrebbe essere lì, ma le cose sono andate diversamente. Personalmente, se potessi tornare indietro, fare scelte diverse.
    Ciao e grazie del tuo passaggio

  3. E’ stata la scelta più difficile ma anche la migliore della mia vita quella di lasciare la città per la campagna. Certo ora impiego molto tempo per andare al lavoro. Ma tornare a casa e lasciarsi alle spalle le luci della città non ha prezzo!

  4. Descrivi bene il contrasto tra il mondo grigio dello smog, e l’aria ancora limpida e i colori della campagna autunnale. Anch’io sono preso da malinconia e nostalgia quando ripenso a quegli anni lontani in cui il colorato e mite autunno coi suoi frutti e le sue castagne avvolgeva e accompagnava la mia vita in un piccolo borgo circondato da prati e boschi. Bei ricordi mi ha ridestato il tuo post.
    Buona settimana.

  5. Io ci vivo in campagna, quando ero più piccina volevo solo scappare via, perché in effetti non c’è molto da fare. Adesso invece tutto sommato mi piace. I tramonti sono bellissimi. Ed è bellissimo quando nevica (raramente). Una delle cose che mi piace di più è il profumo della campagna bagnata dalla pioggia, come c’è oggi. In città l’asfalto puzza. Io spero di non dover lasciare i miei prati, i miei boschi, i miei animali, o comunque spero di non dover andare troppo lontano da qui, perché in questo relax ci sto proprio bene. Le caprette non mi fanno ciao e le colline non mi sorridono, ma è bello ugualmente.
    Ciao, a presto

  6. .. come è vero quel che dici.. riguardo alla terra..che tanto ci insegna, dona..
    una volta sapevamo trarne insegnamento ne avevamo rispetto, ora o la ignoriamo oppure la maltrattiamo, ed è così triste che questo piccolo mondo antico che andrebbe preservato vado perduto..

    l’autunno è la stagione che amo di più e sai prima o poi spero di riuscire a fuggire dalla città e poterla assaporare insieme a tutte le altre in quella campagna che così bene descrivi
    un caro saluto

  7. ciao Carmine,
    in mezzo alle mie scorribande ironiche ,sul blog, ho lasciato traccia di qualche mio pensiero. Le mie vacanze di scolaro le ho trascorse tutte nella campagna dei nonni. Sono ricordi indimenticabili. Con la campagna nel sangue e con i capelli grigi ho catturato una bellissima immagine di cascina su Internet e l’ho affiancata, in parole, a quella sensazione magica che “i rumori della campagna, ancora uguali nel tempo, sono acqua chiara per il mio stagno che si lascia diventare trasparente” Anche questo è un autunno…..
    A presto. robi

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