La protesta dei pastori

 

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In questo clima di crisi economica, timori internazionali e instabilità politica, nemmeno il mondo della tradizione natalizia dorme sogni tranquilli. Stamattina infatti mi son visto buttare giù dal letto da una rumorosa manifestazione di pastori che, partita dal ripostiglio di casa mia, ha cercato di raggiungere il presepio che fa bella mostra di sé nel salone. Davanti a tutti, a gridare slogan e mostrare striscioni, San Giuseppe e Maria, seguiti da qualche pastore, diversi contadini invalidi, un pescivendolo, uno dei magi, qualche gallina, due mucche, una capretta. Nonostante il numero esiguo, i manifestanti hanno fatto sentire la propria voce. Uno degli slogan più ripetuti è stato: «pastori precari: niente regali!». In effetti quelli che sono già stati ribattezzati come “precari di Betlemme” hanno lamentato la loro triste situazione: dopo anni e anni di onorato servizio, adesso si sono visti rimpiazzare da statuine più nuove e accattivanti, provenienti direttamente dalle botteghe di San Gregorio Armeno. Certo, non hanno tutti i torti: sbattuti via così dal mondo del presepio, a pochi anni ormai dal termine minimo per percepire la pensione. Con buona pace del detto: a Natale siamo tutti più buoni!

 


 

Di qui la protesta e la sfilata per le stanze della mia abitazione. Ovviamente ho impedito loro di arrivare ai piedi del presepio, per palesi ragioni di ordine pubblico, ma ho lo stesso ascoltato la loro voce. La questione è complessa: non si può certo ammettere che nella grotta ci siano due San Giuseppe e due Marie. Va bene le famiglie allargate, ma così si esagera. I contadini, poi, al di là delle loro anomalie fisiche (chi ha perso il braccio, chi la gamba), non trovano più spazio nella struttura simbolo della Natività ora che la loro fattoria è stata sostituita da una bottega per la vendita della carne. «Ma frutta e verdura fanno bene, bisogna coltivarle e mangiarle» hanno sottolineato con esasperazione. Come dargli torto?

 


 

Ad ogni modo ho promesso loro di impegnarmi a trovargli una nuova sistemazione, ma so già che non sarà facile. I pastori nel frattempo hanno messo su un piccolo presidio accanto al cancello di ingresso di casa, così da poter informare tutti i passanti. Questi ultimi, però, sembrano ben poco attenti alle loro ragioni. Del resto un po’ tutti hanno rifiutato la mia richiesta di ospitar Giuseppe, Maria e gli altri protagonisti del presepio. «Son vecchi, ne abbiamo di nuovi» la risposta più gettonata. Tra albero, decorazioni, candele e suppellettili vari, sembra che proprio non ci sia posto per i precari di Betlemme. Mi sa che quest’anno devo chiedere a Babbo Natale di trovar loro un bel posticino nel suo laboratorio su al Polo…

 

La protesta dei pastoriultima modifica: 2011-12-10T10:25:00+01:00da carminedecicco
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8 pensieri su “La protesta dei pastori

  1. Post veramente originale! Io che ho il culto del presepe tradizionale potrei ospitarli volentieri… per i doppi San Giuseppe e Maria, beh farebbero un anno loro e un anno i miei … una specie di solidarietà tra precari così che possano lavorare tutti per il grande spettacolo della Natività.
    Buona Giornata
    Andrea

  2. ciao Carmine,
    potresti sistemarli in una “grotta di riposo” ma le diarie sono costosissime e c’è una lunga lista di attesa. Il laboratorio di Babbo Natale è sicuramente la soluzione meno triste in questo già incerto Natale. robi

  3. Ridoooooooo!!!!! Si, rido perchè me la sono immaginata la manifestazione con tutte le vecchie statuine rotte , con le bandiere svolazzanti e le cornamuse che intonavano l’internazionale. E in fondo, dentro la capanna, un Gesù bambino che scuoteva la testa.

  4. Tutto il mondo e’…paese no? 🙂
    Straordinario il tuo scrivere che trovo tragicomico nella sua realta’.
    Sicuramente sono i primi dei tanti commenti, che avro’il piacere di lasciare, nel leggere il tuo blog.
    Buon lunedi Carmine 🙂

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