I Mercanti della neve

Mercanti della NeveDa dietro la montagna lento si alza il sole. Improvvido è sorto anche oggi, pur sapendo di non riuscire a vincere la concorrenza con il freddo. I suoi raggi illumineranno l’aria gelida senza riuscire a riscaldarla, rifulgeranno sulla neve addormentata ai bordi delle strade, nei giardini delle case, nelle terre. Assisteranno poi al nuovo e intenso cadere di bianchi fiocchi, che si distenderanno accanto ai loro fratelli che già da giorni hanno lasciato l’alto cielo.
«Anche oggi andate in campagna?».
«Si capisce. Devo cogliere gli ultimi broccoli e far fascine».
Il rapido scambio di battute avviene lungo la via principale del borgo, accanto alla chiesa. La giovane maestra si affretta verso la piccola scuola con qualche pesante tomo tra le mani, il robusto contadino con calma si avvia verso la sua terra, appena fuori il minuscolo agglomerato di case.
Quando vi arriva accende un fuoco presso la capanna di legno nella quale sono custoditi i suoi attrezzi, e dopo essersi un po’ riscaldato si mette all’opera: entra nelle serre per la raccolta, poi armato di accetta tira via i ramoscelli agli alberi ormai privi di foglie, scheletri marroni che si ergono in un mare di neve.

Anni fa, pensa l’uomo, di questi periodi non si poteva far assolutamente nulla. Né con le piante, né con gli animali. Anche i muratori stavano fermi. Ma ora un po’ il tempo, un po’ la vita sono cambiate. Scruta l’alto monte ai piedi del quale sorge il piccolo paese di cui egli abita una frazione. È quasi completamente imbiancato, ma un occhio esperto come il suo sa cogliere minime e quasi impercettibili modificazioni rispetto ai tempi passati.
«Sempre a lavoro!».
«Non tutti sono fortunati come te».
Le parole parlate a distanza hanno rotto il silenzio meditativo del luogo. Un vecchio e minuto signore si avvicina presso il contadino, con un grosso sorriso stampato sul volto rubicondo.
«Oggi arriva il primo dei Mercanti della neve, quando ti decidi a tornare a casa? Cos’è, la tua moglie non ti vuole tra i piedi e ti ha cacciato?».
«Almeno io una donna che mi aspetta al mio ritorno ce l’ho…».
I due vecchi amici sono abituati a salutarsi prendendosi in giro, con scambi di battute spesso anche salaci.
«Quando credi di finire? Mi serve una mano nel giardino» domanda il nuovo arrivato contando in mente le fascine ammucchiate vicino alla capanna.
«Carico il trerruote, faccio qualche consegna ed ho fatto».
«Sempre che te lo abbiano riparato, quel trabiccolo».
«I Santi che portano la neve non mi vogliono far lavorare per sti tre giorni, ma almeno le consegne me le devono lasciar fare. E poi le fascine servono per il fuocarazzo di Sant’Antuono. Il santo non andrà contro i suoi stessi interessi».
«Già» risponde l’altro, diventando muto subito dopo, come sempre accade quando si perde nei ricordi della giovinezza. «Già, il fuocarazzo. Beh, andiamo, ti accompagno dal meccanico».
I due si incamminano, lenti, un po’ parlando un po’ guardandosi intorno. Un vento freddo uscito chissà da dove prende a seguirli.

I Mercanti della neveultima modifica: 2012-01-15T12:00:00+01:00da carminedecicco
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3 pensieri su “I Mercanti della neve

  1. Mani arrossate, pelle spessa, mani che imbracciano legna, mani mai stanche, lavoratrici che conoscono sacrificio e freddo..mani pronte a dare una pacca sulla spalla di un’amico con il quale prendersi in giro, magari bevendo vino caldo davanti ad un fuoco.. Vedo in queste righe e sento il buon odore di cose genuine, di cose odorose di terra, di lavoro, di vita vissuta..consumata..di fatica, di amicizia..bello, veramente bello Carmine..
    Di nuovo per te il mio saluto..

  2. ciao Carmine,
    come sempre, le tue parole sono immagini che scorrono fra atmosfere dimenticate e riportate in tutta la loro genuina intensità nei tuoi racconti. robi

  3. … questo è il motivo che mi spinge a usare le mani sulla nda terra, a curare orto e giardino … un ritorno al passato che è il ritorno alla vita autentica.
    Ciao
    Andrea

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