Americas Cap

 

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Oggi per l’Americas Cap il lungomare era pieno di gente. E pensare che non era nemmeno una bella giornata, di quelle che di solito fanno ad aprile, quando l’aria è dolce e non troppo calda, il cielo è azzurro e il mare calmo, che tu lo guardi da via Caracciolo e ti pare una cartolina, con il Castello e il Vesuvio sullo sfondo. Oggi tirava un vento forte, che faceva sventolare con furia le bandiere sistemate apposta per le gare delle barche a vela, i catamarani, come li chiamano per radio: parevano impazzite. Le bandiere parevano impazzite, no le barche, che nonostante ci fossero le onde che con forza sbattevano contro gli scogli, filavano serie serie sull’acqua sfidandosi tra loro, con l’equipaggio che andava avanti e dietro per fare le manovre. Dagli altoparlanti messi in villa dicevano che andavano veloci, anche se a me non sembrava vero. Sarà perché sono abituato a vedere le corse dei motorini preparati nei quartieri, o a mio padre che corre come un pazzo sull’asse mediano, quando fa tardi a qualche appuntamento. Però erano belle da vedere, le barche. E non piacevano solo a me. Tutti stavano a fare foto, chi con i telefonini, chi con gli aipad, chi con le fotocamere digitali. Stavano pure quelli con i binocoli, per seguire le regate anche quando i catamarani si allontanavano dalla riva. Alle spalle di noi che ci sporgevamo dai muretti per osservare la gara passavano gli ambulanti. Chi vendeva birre, chi cocacole, chi taralli caldi. Vendevano pure binocoli, ma nessuno se li comprava, a parte qualche turista che non sapeva che stavano cari. Io non tenevo né macchina fotografica né cellulare. Guardavo con i miei occhi, no attraverso un vetro, e cercavo di sforzarmi di ricordare tutti i particolari. Papà mi ha detto che se mi concentravo a scuola come stavo concentrato lì, sicuro mi avrebbero promosso. Io ho sorriso, ma in realtà un po’ mi sono sconfortato: la fine dell’anno non è lontana, e io sto un po’ inguaiato con i voti. Ma non ci ho voluto pensare più di tanto, e così mi è tornata l’allegria.

Tra una regata e un’altra siamo andati a prendere una pizza. Per la strada che il sindaco ha chiuso alle macchine c’erano biciclette, gente che correva a piedi o che andava sui pattini. Le ragazze passeggiavano tenendosi per mano, quelle più grandi stavano un po’ scollate e papà quando le vedeva faceva battute con un amico. Dopo la pizza siamo andati in villa a visitare i saloni messi apposta per l’Americas Cap. C’era un po’ di tutto, pure delle signorine vestite da arabe che non parlavano l’italiano. Mi ha fatto ridere uno che si voleva fare una foto con loro e glielo diceva in dialetto stretto. Quelle si guardavano e non capivano, ma secondo me fingevano soltanto.

È stato un bel pomeriggio, veramente. Però il ritorno a casa è stato stancante. Papà e l’amico se la son voluta fare a piedi fino a Piazza Garibaldi, chi li capisce! Io vedevo i pulmànn che passavano e invidiavo quelli che ci stavano dentro, perché i piedi mi facevano male. Però è vero che stavano stretti stretti, come le sardine nelle scatole di latta che si aprono la vigilia di Natale. Ci abbiamo messo quasi un’ora ad arrivare alla stazione, ma prima di prendere il treno mi sono comprato una bella sfogliatella. Non la mangiavo da un sacco di tempo. La Circumvesuviana è passata in orario e papà ha detto che era un vero miracolo, con i tempi che corrono. Abbiamo trovato pure due posti liberi, ma poi ci siamo alzati per far sedere due vecchiaerelle. Io ho sbuffato, ma papà ha detto: «Porta pacienza». Lo diceva sempre pure il nonno. «Qualche volta mi devi portare al cimitero?» ho domandato dopo questo pensiero. Lui mi ha fatto di sì con la testa, poi ci siamo preparati per scendere alla nostra fermata.

 

Americas Capultima modifica: 2012-04-16T19:12:00+02:00da carminedecicco
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3 pensieri su “Americas Cap

  1. Che tenero racconto!!!E’ straordinario tornare a vedere le cose con gli occhi di un bambino….a volte mi manca vedere le cose come solo un tenero e inesperto bimbo può fare!!!

  2. una giornata preziosa di quelle da tenere strette strette e copnservare… per continuarla ad assaporarla di tanto in tanto, una giornta che sa di buono, di piccole cose che fanno la differenza

    un caro saluto

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