Lettera dall’autunno

Cara Feny,

sono seduto sotto l’olmo che tanto ti piacque quando venisti a farmi visita l’ultima volta. Ricordo ancora la tua espressione di gioia quando, al termine della lunga passeggiata che con grande entusiasmo avevamo organizzato, giungemmo in vista di questa radura dominata da questo possente albero. Sono, come puoi immaginare, di umore malinconico: di qui la voglia di allontanarmi dagli altri, di starmene solo, a pensare, per poi prendere in mano la penna, sì, la solita con la quale ti scrivo, e buttar giù qualche riga.

La scrittura ha per me sempre potere terapeutico, non mi stancherò mai di ripeterlo.

Il cielo sopra di me è limpido, senza nubi. Il suo color pastello sembra quasi una sfida alle giornate di piena estate, il cui cielo completamente sgombro promette a chi lo guarda uno spettacolo inimitabile. E invece no, anche in questa fine d’ottobre la volta è completamente azzurra, di una tonalità tenue, delicata, che par coccolare dolcemente ciò che copre. Ho sempre pensato che sia straordinario il modo in cui una bella giornata d’autunno possa far bene all’anima. Osservando la natura vestire il suo abito di stagione, opulento, certo, ma in maniera tanto diversa da quello primaverile, è facile restare incantati. Il bruno e il giallo che dominano sugli alberi sembrano colori scelti con cura dalla sapiente tavolozza di un pittore naturalista. E che dire, poi, dell’arancione e del rosso vivo? Qualche foglia così vestita ha già fatto la propria comparsa su rami via via più leggeri. Qualche altra la trovi a terra, a coprire l’erba, a nascondere i funghi e gli stecchi spezzati. E che splendide sfumature vermiglie! Che incantevoli combinazioni di colori! Quale fortuna poterle gustare in un’aria riscaldata da un sole che, sebbene per poche ore soltanto, sa essere forte e tenace. Sì, amo l’autunno, lo sai. Amo le castagne che affollano la tavola della domenica, il vino novello, i piatti a base di zucca, le torte con le noci. Amo i raggi del sole che riscaldano e non scottano, amo i tramonti brevi che donano inaspettati riflessi alla sinfonia di colori che indossano gli alberi. Amo il giorno che si stempera nella sera, l’aria che si fa più fredda, lo spirito placido e tranquillo che sembra seguirti mentre cammini nei vicoli stretti, nelle strade di campagna e negli angoli di città che ancora lasciano spazio al muto e saggio susseguirsi delle stagioni…

Ma è solo questo l’autunno?

Oggi, cara amica, non riesco a non pensare al dramma che si cela dietro una foglia che cadendo da un ramo dice per sempre addio alle sue sorelle, non riesco a non pensare alla prepotenza del vento che soffiando con vigore sui rami li spezza e li svuota. Ogni volta che sento il cinguettio di un uccello, il passo leggero di qualche scoiattolo, non riesco a non pensare che sarà una delle ultime volte che ascolto siffatte voci prima del lungo, duro inverno.

Eppure…eppure so che l’inverno non sarà eterno, che arriveranno nuovamente le belle stagioni. Ne ho coscienza, ne sono felice. Ma oggi questa lezione, che pure ho imparato, proprio non riesco a metterla in pratica: sono malinconico, e la mia inquietudine non ha nome. Scrivo e cerco di chiamarla, ché chiamare significa conoscere, me lo hai insegnato tu.

Cosa posso imparare di nuovo, ora? Cos’hai di nuovo da dirmi? Aggiornami, parlami, scuotimi.

E accetta questo abbraccio intenso ma di carta come pegno della mia amicizia.


Cristopher

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Lettera dall’autunnoultima modifica: 2012-10-24T12:00:00+02:00da carminedecicco
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Un pensiero su “Lettera dall’autunno

  1. ciao Carmine,

    è già difficile fotografare l’autunno con la fotocamera, ma con le parole ha del miracoloso!

    Buona settimana. robi

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