Il bambino che voleva catturare Babbo Natale

 

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C’era una volta un bambino che abitava con tutta la sua numerosa famiglia in un piccolo paese di montagna dell’Italia centrale, di quelli che a dicembre sono tutti bianchi per la neve che copiosa e delicata scende giù dal cielo. Marco, questo è il nome del protagonista della storia che vi sto per raccontare, era un bambino come tanti altri, studiava senza infamia né lode, ed era appassionato di calcio, videogiochi e fumetti. Era simpatico e aveva tanti amici proprio come lui. O meglio, quasi come lui. Sì, perché il bambino di cui vi sto parlando aveva un’insolita particolarità, che lo distingueva da tutti gli altri. Non si trattava di un difetto fisico, di quelli per i quali talvolta alcune persone vengono prese in giro. Era piuttosto una convinzione. Marco, infatti, era convinto di avere una missione nella vita, e ogni volta che ne aveva l’opportunità cercava di portarla a termine. Vi starete di certo chiedendo quale fosse questa missione: ebbene, ci dispiace un po’ dirlo, il bambino credeva di dover catturare a tutti i costi Babbo Natale!

Non che Marco fosse cattivo, badate bene. Era un bravo bambino, e il Natale gli piaceva in effetti. Eppure voleva acchiappare il paffuto e gentile vecchietto che dispensa regali. Per farne cosa, non lo sapeva. Però desiderava tanto riuscire a prenderlo, è proprio il caso di dirlo, con le mani nel sacco! Non dovete pensare che fosse stato colpito da un trauma quand’era piccolissimo, del tipo di quelli che siamo abituati a vedere nei film di Natale. No di certo: aveva sempre ricevuto tutti i doni richiesti e, come lui, anche i suoi fratelli. I suoi genitori, inoltre, si volevano bene: l’affetto non gli mancava, né da parte loro, né da parte dei nonni. Sembra strano, è vero, ma i fatti stanno proprio in questo modo qui, e Marco ogni anno tentava di catturare Babbo Natale, senza mai riuscirci.

Lo scorso anno, però, andò davvero vicino a realizzare l’impresa, ma la vicenda non mancò di essergli d’insegnamento. Volete che vi racconti come si svolsero i fatti? Ebbene, sono qui per questo! Marco, vi dicevo, era un bravo bambino, di quelli che solitamente sono nella lista dei buoni, e per questo sapeva che avrebbe ricevuto come ogni anno la visita del suo “nemico”. Però era convinto che nella notte  tra il 24 e il 25 dicembre Babbo Natale arrivasse prima nelle case di chi era stato buonissimo e poi in quelle degli altri, e così iniziò ad aiutare un suo amico di scuola ad esser ancora più bravo di quel che normalmente fosse: gli dava una mano a mettere a posto i giocattoli, gli ricordava ciò che gli dicevano i genitori, e così via. In realtà Marco non era un filantropo, aveva semplicemente un piano. Avrebbe sistemato sette trappole nel grosso giardino dell’amico per tendere un ennesimo agguato a Babbo Natale, o meglio, alle sue renne. Sì, il nostro bambino aveva pensato proprio di mettere fuorigioco gli animali che guidano la magica slitta. Negli anni precedenti le aveva provate tutte per acciuffare il vecchio in rosso: aveva tentato di rimanere sveglio, di mettere il sonnifero nel latte e nei biscotti che gli lasciava, di cospargere il pavimento intorno all’albero di colla, ma tutto era stato inutile. Quell’anno aveva quindi pensato di puntare sulle renne: cadendo in trappola le bestiole si sarebbero senza dubbio lamentate e Babbo Natale di certo avrebbe fatto di tutto per liberarle e farle riprendere. Guardandosi intorno dal giardino dell’amico avrebbe notato la grossa insegna dell’ambulatorio veterinario del papà di Marco, esposta proprio lì accanto, e l’ignaro vecchietto nel tentativo di prestar soccorso ai suoi animali sarebbe corso là, sotto casa del furbo bambino.

Marco era entusiasta del suo piano: avrebbe fatto in modo che Babbo Natale arrivasse da lui senza far troppi sforzi e senza rischiar nulla, perché la trappola per le renne non era vicino casa sua e nessuno avrebbe sospettato di lui. Come però a volte accade a chi non pensa troppo alle conseguenze delle proprie azioni, il bambino non pensò al fatto che bloccando Babbo Natale nessun’altra persona al mondo avrebbe potuto ricevere i regali. Non ci pensò finché non sentì il campanello di casa suonare in piena notte. Inizialmente al sentire quel suono esultò, perché capì che il suo piano aveva avuto successo. Si precipitò giù per le scale e corse dietro al padre che, nonostante lo stupore, stava già parlando con Babbo Natale e preparando nel frattempo tutto l’occorrente per andare a liberare Cometa, Cupido, Fulmine e le altre renne. Quando l’incauto ragazzino vide l’espressione triste del vecchietto e lo sentì pregare il padre di sbrigarsi altrimenti tantissimi bambini al risveglio non avrebbero avuto i loro doni e ci sarebbero rimasti malissimo, Marco si sentì molto in colpa e decise di confessare tutto.

Inutile dirvi che i suoi genitori si arrabbiarono moltissimo con lui. Gli chiesero perché avesse tentato di catturare Babbo Natale, ma lui non seppe rispondere: non che il paffuto vecchietto che gli era davanti gli stava antipatico, ma era convinto che dovesse acchiapparlo! Babbo Natale mandò il veterinario a liberar le renne, poi si rivolse a Marco e gli spiegò che nella vita non bisogna fare delle cose solo perché ci si sente obbligati e non se ne ha voglia davvero. Il nostro bambino assicurò di aver capito la lezione e così Babbo Natale non appena le sue bestiole furono di nuovo in grado di muoversi riprese con tranquillità il suo viaggio.

Ecco, questo è quanto accadde lo scorso anno in un piccolo paesino che potrebbe essere molto simile al vostro. Marco da allora in poi non tentò più di catturar Babbo Natale, e ogni anno oltre a spedir la letterina al Polo Nord inviava anche qualche piccolo pensierino per farsi perdonare dalle renne per averle intrappolate.

Il bambino che voleva catturare Babbo Nataleultima modifica: 2012-12-16T10:14:00+01:00da carminedecicco
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