Il grande Belzoni, ovvero (bei) fumetti italiani su altri italiani

Il grande BelzoniLessi tempo fa, confesso di non ricordare dove, un articolo che lamentava il fatto che i fumetti popolari realizzati nel nostro paese erano (e sono) troppo esterofili. Un’affermazione che non si fatica a riconoscere come vera. Prendiamo la Sergio Bonelli Editore, la casa editrice di fumetti più importante in Italia. I suoi personaggi di punta li conoscerete tutti: parliamo dei vari Tex, Dylan Dog, Zagor, Martin Mystère, Julia. Nessuno di essi è italiano. Nessuna delle serie che mensilmente pubblica la Bonelli è ambientata nel nostra paese. E cambiando casa editrice la situazione non cambia. Diabolik è accasato a Clerville, città immaginaria sì, ma molto francese. Long Wei è ambientato in Italia, ma il protagonista è un immigrato cinese. La Panini Comics sta ripubblicando le avventure di Magico Vento, ambientate nel selvaggio Ovest.

Pochi esempi che chiariscono come chi scrive e disegna fumetti nel nostro paese sia spesso portato a guardare altrove. Forse (volendo cercare una causa storica) per reazione alla politica nazionalista del fascismo, forse per tradizione, forse per gusto dell’esotismo.

In una situazione del genere mi fa piacere segnalare Il Grande Belzoni, romanzo a fumetti realizzato da Walter Venturi. Un autore romano che ha dedicato le quasi 300 pagine del tomo al padovano Giovanni Battista Belzoni. Un fumetto dalla consistente mole che si focalizza sulla vita di questo cittadino del mondo, prima Sansone Patagonico a Londra e poi archeologo sui generis in Egitto, avventuriero ed egittologo, scopritore e ingegnere.

Una storia vera di un uomo che ha fatto del viaggio e della scoperta il senso stesso della propria esistenza, un’esistenza finita bruciata dall’ossessione dell’avventura, della scoperta, del riconoscimento. Il romanzo grafico – preceduto da un ottimo articolo di Gianmaria Contro volto a introdurre il lavoro e ricostruire l’epoca (primo quarto dell’800) – ripropone parte della biografia dell’uomo dalle mille risorse, da quando ha conosciuto Sarah, sua futura moglie, all’ultimo, estremo viaggio: lo fa in maniera mai scolastica, proponendo una vicenda che pagina dopo pagina avvince il lettore grazie soprattutto allo spessore che riesce a conferire al protagonista. Lo fa attraverso tavole varie per ambientazione e circostanze, ma sempre curate e gradevoli. Lo fa vestendosi ora da romanzo storico ora da autobiografia, ora da romanzo d’avventura ora da romanzo di formazione.

Una storia che racconta una vita di fallimenti e amarezze, di ossessioni e mancati riconoscimenti, ma a cui va riconosciuto il grande merito di aver puntato la luce dei riflettori su un grande personaggio italiano poco noto. E di aver dimostrato che per fare un fumetto d’avventura non bisogna ricorrere per forza di cose a personaggi stranieri dai nomi esotici. Anche in casa nostra abbiamo uomini e storie che valgono la pena di essere raccontate. Anche a fumetti.

Il grande Belzoni, ovvero (bei) fumetti italiani su altri italianiultima modifica: 2014-01-25T18:03:59+01:00da carminedecicco
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