Sul trasferimento di un amico

SfortunaNon ricordo quando lo incontrai per la prima volta, non so raccontarvi cosa ci dicemmo allora, cosa facemmo. Penso sia normale, in effetti, quando si conosce una persona da una vita intera e si cerca di ricostruire l’attimo che segnò l’inizio del legame. Lui è sempre stato presente nelle foto delle mie prime feste di compleanno, io figuro sempre in quelle delle sue, nei filmini che venivano girati in quelle occasioni. Ricordo che già allora aveva pochi capelli e una fronte spaziosa, che era solito porre domande bislacche e paradossali, pratica nella quale in seguito si specializzerà, ma in quel periodo non era certo ancora maturata la sua fama di sfortunato e iettatore. Si svilupperà in seguito, anno dopo anno, passando per alcuni momenti fondamentali. Quello, anzitutto, in cui mi comunicò che gli era morto il secondo giocatore della sua squadra di fantacalcio. Si presentò al cancello di casa mia dicendomi che era ricapitato, che in un incidente era morto uno dei centrocampisti della sua rappresentativa. Anche in quel caso, proprio come successe qualche mese prima, pensai che morto fosse un’esagerazione per dire che per il malcapitato atleta la stagione agonistica fosse finita, e invece no, era proprio deceduto e dovemmo modificare le regole del nostro fantacalcio data la circostanza straordinaria per consentirgli di cercare un sostituto tra gli svincolati. Un altro momento fondamentale nella storia della nascita, del consolidamento e della leggendarizzazione delle sue capacità di appestatore fu quello in cui decise di guardare il primo Gran Premio di Formula 1 della sua vita. Era una domenica di giugno, si correva in Canada. Pioveva, tanto che la gara venne sospesa al 25° giro. Riprenderà oltre un’ora dopo e diventerà la gara della durata più lunga della storia di quello sport, poco oltre le quattro ore. Dall’anno successivo il regolamento della Formula 1 cambiò per evitare che le gare si protraessero tanto a lungo. Insomma, potevi essere la FIA, la Federazione Internazionale dell’Automobile, o un gruppetto di adolescenti che organizza un fantacalcio con in palio pochi spiccioli, quando c’era lui in mezzo finiva sempre che bisognava cambiar le regole.

Bene, date queste premesse capirete la mia mancanza di sorpresa quando, trasferitosi per lavoro lontano dalla nostra città natale, mi ha detto di aver trovato casa in quella che italianizzata significa via della rovina, proprio di fronte al ponte della morte. Varie le storie che tentano di spiegare questi due toponimi, tutte, immaginerete, non troppo felici. Ma lui non si è lasciato impressionare. Non crede certo nella sfortuna, lui!

Sul trasferimento di un amicoultima modifica: 2016-12-13T18:00:58+01:00da carminedecicco
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