Il ricordo dell’albicocca

albicoccheNon è stata la prima che ho mangiato in queste settimane, né tantomeno la prima che ho visto. Eppure, poco fa, è capitato qualcosa di curioso. Mentre mi aggiravo nella cucina invasa dalla luce del sole, il mio sguardo è caduto sulle albicocche e non ho potuto fare a meno di mangiarne una. L’ho presa dal piatto dove era insieme alle altre che quotidianamente zio Antonio ci porta, l’ho strofinata su un panno, divisa a metà e addentata. Gustandola, mi ha fatto ripensare all’infanzia, a quando, subito dopo esserci ritirati dalla scuola, io e i miei amici costruivamo casette sugli alberi e, per placare la fare che la fatica di inchiodare, trascinare, spingere e tagliare ci procurava, mangiavamo albicocche in gran quantità. Mature o ancora un po’ acerbe, grandi o piccine, non faceva differenza. Allungavamo le braccia, salivamo sugli alberi e ci procuravamo il nostro cibo a costo zero e di gran gusto. Prima ancora che i gelati e le bevande fredde, assai prima degli aperitivi, dei vini al calice e del finger food, erano proprio le albicocche il non plus ultra per noi bambini affamati o semplicemente desiderosi di gustare qualcosa di “sfizio”. Perso in ricordi che hanno almeno vent’anni, ma che come pochi altri sanno dipingere un sorriso sul volto, mi sono poi accorto di aver svuotato l’intero piatto.

Fonte foto: rete internet

Il ricordo dell’albicoccaultima modifica: 2017-06-10T12:05:55+02:00da carminedecicco
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