Il ritorno di An

Nota al testo: queste righe nascono a seguito di un recente dialogo con la mia personale musa ispiratrice, intermittente, svogliata e un po’ distratta, ma anche saggia e stimolante all’occorrenza. Alcune domande ben poste e qualche confessione di troppo mi hanno spinto a ripassare a trovare il mio vecchio personaggio An, diversi anni dopo il nostro ultimo incontro. L’ho visto cambiato, dimagrito, irriconoscibile per certi aspetti. Ancora troppo simile a sé per altri.

Oscurità.jpg

An ha gli occhi chiusi ed è disteso sul proprio letto, avvolto dall’oscurità di una notte senza Luna e di una stanza senza finestre. Ha l’impressione che il suo corpo e il giaciglio sul quale riposa siano completamente ravvolti nel buio, entità fluida e viscosa ad un tempo, che a poco a poco sta insinuandosi nel suo animo e nelle pieghe della sua mente. È così che, senza nemmeno accorgersene, si trova a ripensare alla propria situazione. L’impulso che lo tormenta da giorni ha finalmente vinto! A nulla, quindi, è valsa la sua strenua resistenza, le barriere erte ogniqualvolta che, dapprima fosche ed indistinte, poi sempre più nitide e chiare, gli si profilavano all’orizzonte domande e pensieri “pericolosi”. Pericolosi perché lo avrebbero spinto a riflettere, e riflettere non era certo raccomandabile nella sua situazione.

Già, la sua situazione…

È ormai finita l’epoca dei castelli e dei destrieri, delle dame e degli amori. Il Tempo, vecchio signore con barba e monocolo, logora e consuma, e così ha posato la propria mano anche sulle larghe spalle di An, portandogli via la giovinezza e le illusioni che hanno accompagnato quell’età.
Ma il Tempo, si sa, di mani ne ha due, e se con la destra ha privato ed estirpato, con la sinistra ha anche elargito e dispensato al giovane An. Cosa? Saggezza e maturità, sempre più grandi col procedere degli anni, e quella strana forza, tremenda e disperata, nota come consuetudine. Grazie ad essa il giovane An è riuscito a sopportare il vibrare sempre più vigoroso di colpi infitti senza pietà sul proprio animo, ogni giorno più anchilosato. Animo vulnerabile e martoriato, che infine è venuto giù proprio come un vecchio maniero assediato da orde di mercenari. Un maniero di quelli che An era solito frequentare in passato.
Ma quel tempo passato, lo sa bene, ora è terminato. Nella sua vita è cominciato un nuovo capitolo, dopo una pagina bianca e sotto un’imponente scritta in grassetto. Solo che, titolo a parte, questo nuovo capitolo ha ancora tutte le pagine bianche, e la paura è quella di non saper cosa scrivere, né quale inchiostro usare.

La cesura è stata davvero profonda, e ora il giovane An non parla più e non sente più come prima, a ritmo di musica. Ha abbandonato la propria aria trasognata, e adesso non aspetta più per ore ed ore antiche e nobili principesse che non verranno da lui. Non va più in giro in carrozza, fermandosi a bere o mangiare nelle locande, pietrificandosi al sole esposto ai giudizi del popolo.
Ora è rimasto solo. I suoi compagni di un tempo sono in giro per il mondo, a fare chissà cosa, da chissà quanto tempo. E anche chi è rimasto si tiene lontano da lui, è diventato un estraneo, qualificato tale dai casi della vita, proposti da una mano invisibile che rende ineluttabili le conseguenze di azioni nessuna di per sé necessaria, voluta.
Neanche suo padre c’è più. Non dorme più come al solito nella stanza attigua alla camera di An. Quante volte questi si domanda che fine abbia fatto, quante volte tenta di eludere questa domanda.
Sua madre, invece, è rimasta. Ma a quale prezzo! Malata ed affranta, non riesce nemmeno più a preparar da mangiare. Ma, quanto si è fedeli ai vecchi proverbi!, l’intera umanità è malata, compromessa. Sarà, ma perché quest’asserzione dovrebbe alleviare il dolore, dovrebbe far tacere le lacrime?

Il sollievo, il vero, unico sollievo, è la consapevolezza che la notte non durerà per sempre, che presto la luce rischiarerà le tenebre, e con esse dipartiranno anche domande e considerazioni. Il fare cancellerà il pensare.
Il problema, tuttavia, è che nemmeno il giorno dura per sempre: l’oscurità ritorna, implacabile, con i suoi demoni, dopo ogni tramonto.

Se vi resta ancora un po’ di pazienza, e se mai voleste conoscere qualcosa in più a proposito di An, potrete trovare qualche ulteriore informazione qui: http://carminedecicco.myblog.it/archive/2010/02/09/e-infine-ritorna-prepotente-l-amore.html

Il ritorno di Anultima modifica: 2010-03-06T12:20:00+01:00da carminedecicco
Reposta per primo quest’articolo

Un pensiero su “Il ritorno di An

  1. Buona domenica Carmine

    ricordando la festa della donna per domani
    e per tutti gli altri giorni dell’anno.

    Ciao da Giuseppe.

I commenti sono chiusi.