Full of people

Al era arrivato a Berlino con una sola idea in testa: trovare il “full of people” e confondersi in esso. Voleva immergersi nel flusso della folla berlinese, godersi fino all’alba la vita notturna della città. Del resto, dopo un anno trascorso a lavorare a ritmo serrato, dal lunedì mattina al sabato mattina, una bella vacanza era quello che ci voleva. Birre, musica, ragazze e tanto, tanto divertimento: ecco cosa si aspettava dalla versione by night del suo viaggio nella capitale tedesca. La mattina andava per musei: il Pergamon, l’Altes, lo Jüdisches. Una visita rapida, con gli occhi ben attenti e pronti a fissarsi su ogni oggetto in mostra, senza però eccessivi indugi o ambagi. Terminato il giro, di nuovo in strada: si fiondava alla ricerca di qualche pietanza veloce, magari accompagnata da una bevanda gasata. E, nell’andare a zonzo, non dimenticava mai di chiedere a persone scelte con cura: «Where is the full of people?» o ancora «Do you know where I can find Berlin’s night life?». Con la pratica aveva imparato a pronunciare discretamente queste frasi, a dispetto di un inglese per il resto assai incerto e claudicante. Preferiva che i suoi interlocutori gli dessero risposte brevi e concise, ancor meglio se un semplice elenco di strade, fermate della metro o nomi di locali. Erano infatti queste le sole informazioni che perlopiù riusciva a captare dalle frasi dei prescelti. Quando qualcuno si dilungava particolarmente nel rispondere, Al un po’ si spazientiva, ansioso com’era di liquidare il dialogo col solito «Danke» – unica parola presente nel suo vocabolario tedesco – e di memorizzare nomi ed indirizzi appena appresi sul suo Samsung. Certo, quasi mai le informazioni si rivelavano corrette: spesso il full of people del quale andava ansiosamente in cerca era solo un miraggio, altre volte aveva caratteristiche tanto diverse da quelle che lui sperava di trovare, che l’esservi dentro non era affatto piacevole. Ma Al non si perdeva d’animo, cancellava il posto appena visitato dalla sua lista e metteva nuovamente mano alla cartina della città – ne aveva comprata una nello store dell’albergo a due euro e cinquanta centesimi – per individuare quale fra i successivi obiettivi fosse il più prossimo alla sua posizione. Notte dopo notte, tuttavia, l’entusiasmo gli venne meno e lui cominciò a maturare la delusione per ciò che prima di partire aveva immaginato tanto differente. Si sentiva un po’ frustrato, e temeva che il germe dell’insoddisfazione potesse crescere ed intaccare l’opinione a proposito dell’intera vacanza. “Qui sto bene”, si ripeteva, “solo che c’è poco divertimento come io lo intendo. Il resto, invece, è ok”. E come sarebbe potuto essere altrimenti, con quegli splendidi musei, con i mezzi di trasporto sempre puntuali, la città ordinata, i prezzi contenuti? Insomma, l’unica pecca era il full of people. “Mai più”, decise infine, “visiterò una capitale ad Agosto: solo luoghi di mare d’ora in poi”. Agosto era sacro per lui: il cuore dell’Estate, la sua stagione preferita, la stagione del “burdello”, della confusione. A Berlino però non ce n’era abbastanza.


Ma infine Al un po’ si ricredette quando l’ultima notte, quasi per caso, si trovò nel locale giusto. Ballò per ore, conobbe gente, bevve cocktail e ne offrì a qualche attraente biondina. Una di esse gli ricordava Rosa, la ragazza con la quale a Settembre si sarebbe fidanzato. In sua compagnia, più che il full, avrebbe ricercato l’empty of people.

Berlino 2010 (813).JPG

 

Full of peopleultima modifica: 2010-08-31T15:59:15+02:00da carminedecicco
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