L’invidia (capitolo III – parte seconda)

 

«Salve».

«Un attimo» rispose una voce indaffarata da dietro il muro che separava la stanza adibita alle vendite da quella che, probabilmente, serviva da deposito merci. Dopo qualche secondo comparve il proprietario. Non si sorprese affatto quando vide di fronte a sé il giovane Neil: era convinto che sarebbe stato proprio lui a portar via i guanti dalla vetrina, sebbene non immaginasse che ciò sarebbe avvenuto con tanta rapidità.

Dopo qualche parola cordiale, il cliente chiese di poter provare i guanti. Mentre lo faceva, sentì la porta del negozio aprirsi nuovamente. Si voltò, immediatamente identificando il nuovo venuto nell’amico Finbar. Gli sorrise, salutandolo con affetto.

«A cosa dobbiamo il piacere di averti qui?»

Finbar era interdetto. Sapeva che Neil era solito trascorrere i pomeriggi a Laughbaum, ma certo quando si era incamminato verso il paese non si aspettava di incontrare l’amico. E per giunta nello stesso negozio.

Ma messa da parte l’iniziale sorpresa, il nuovo arrivato spiegò che si era spinto fin lì – sì, utilizzò proprio questa curiosa espressione – perché desiderava acquistare un abito nuovo, con tanto di cappello abbinato.

Neil ne fu lieto. Si offrì come consigliere per l’amico d’infanzia, e dopo essersi sfilato i guanti con calma ed eleganza, pregò il signor McNohan di tenerglieli da parte: dopo aver accompagnato Finbar nelle sue compere sarebbe tornato a prenderli e a pagarli. E così i due uscirono dalla boutique, con Neil che tempestava di domande e Finbar che cercava di fornire spiegazioni, un po’ imbarazzato e spaesato com’era.


A sera, tornato nella sua modesta abitazione, Finbar sedette accanto al fuoco. Osservando le fiamme giocare tra loro, impassibili all’agonia dei rami che lentamente si consumavano, divenendo cenere, ripensò a quanto gli era successo quella giornata: dopo aver a lungo riflettuto, si era convinto ad acquistare un abito nuovo. Ne aveva bisogno, si ripeteva continuamente, eppure qualche dubbio continuava a permanere nella sua mente, come un dolore divenuto un acciacco costante per un corpo anziano.

I fatti erano questi: da quando Neil era tornato a casa, dopo lunghi e silenziosi anni trascorsi sul Continente, la vita dei vecchi amici di un tempo era cambiata. Si usciva quasi tutte le sere, si spendeva di più. Ma a differenza dei fondi di Neil, che sembravano non aver fine, Finbar e gli altri cominciavano a risentire delle spese aumentate. Per non parlare della stanchezza che sempre più si accumulava: gli amici del figliuol prodigo ogni mattina dovevano svegliarsi presto per andare a lavorare, nonostante i bagordi delle sere trascorse in compagnia, tra birre e stinchi di maiali.

Finbar, in particolare, essendo l’amico di più lunga data, nonché quello più affezionato a Neil, non si perdeva mai nessun uscita, con buona pace delle sue finanze e del suo riposo. Inoltre, cominciava ad averne abbastanza di esser vestito sempre allo stesso modo, ora che con lui c’era l’amico che quasi ogni sera indossava un abito diverso.


 

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Finbar ravvivò il fuoco inserendo altra legna nel consunto vano di mattoni che dominava la parete sud della camera da pranzo di casa sua. Pensò a quanto avesse speso per gli acquisti di quel pomeriggio. Sorrise, ricordando come un tempo aveva intenzione di usare i propri risparmi per comprare un regalo ad Annie.

La giovane cameriera dell’unica locanda del villaggio da tempo occupava i suoi pensieri. Gli piaceva molto, con quegli occhi allegri e la folta capigliatura castana. Non riusciva, però, timido com’era, a scambiare troppe parole con lei, ma era convinto di avere qualche chance. Chance che il regalo e un invito a cena in un ristorante di Laughbaum, da raggiungere rigorosamente in carrozza, avrebbero incrementato.

Ma oramai, pensò tra sé e sé, questo tipo di discorso non aveva più senso: i soldi che pazientemente conservava da tempo, li aveva impiegati per un abito degno di quelli di Neil.


Un po’ malinconico, un po’ assonnato, rimase a fissare per diversi minuti il fuoco ardere accompagnato da piccoli rumori. Fuori il vento soffiava forte, portando con sé le foglie che l’Ottobre inoltrato aveva staccato dagli alberi. Quando il giovane si mosse, pensò che doveva affrettarsi se non voleva arrivare tardi all’appuntamento con l’amico. Sì, sarebbe uscito ancora una volta, nonostante la stanchezza, che il torpore sprigionato dalle fiamme nel camino aveva accresciuto. Del resto, immaginare cosa avrebbero detto gli amici vedendolo col nuovo abito, ipotizzare i commenti di Neil e gli sguardi di coloro che avrebbe incontrato lungo il tragitto, dissipò le inquietudini dalla sua mente. La stessa cosa, all’esterno, continuava a fare il vento con le foglie.

L’invidia (capitolo III – parte seconda)ultima modifica: 2010-10-10T11:44:00+02:00da carminedecicco
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4 pensieri su “L’invidia (capitolo III – parte seconda)

  1. Aspetto il seguito…
    🙂
    Mi piace molto come hai delineato la figura di Neil. Qual era l’intento? Non lo posso sapere ma ti posso dire cosa ha suscitato in me: mi sta un po’ antipatico.
    Non so se ciò risponde alle aspettative dello scrittore, ma davvero, ci sono sfumature (solo un parere soggettivo, intendiamoci)che mi hanno portato verso questa sensazione.
    Magari il seguito mi smentirà, o forse no? Chissà…
    Ciao

  2. @ Girasole: quando la storia proseguirà (spero presto!) potrai capire appieno la personalità di Neil, tuttavia ti anticipo che la tua lettura tra le righe non si discosta poi troppo dalla realtà. Nello scrivere ho cercato qua e là di lasciar filtrare degli accenni al fatto che nella figura di Neil qualcosa non quadra. Non mi interessava essere troppo diretto, volevo sfumare il concetto, lasciare margine al dubbio.
    Mi fa piacere che tu abbia colto quel quid. Grazie per l’attenta lettura.
    Un saluto.

  3. il personaggio principale mette nella condizione di riflettere sulle situazioni che si possono incontrare nella vita, e sono proprio quelle…di qualcuno che conoscevi di cui ora non sai in realtà nulla e muovendosi ai margini della tua vita riesce a modificarla…mettendoti a volte in difficoltà.
    Bel racconto…Giovanna

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