Michael Collins – recensione

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“Michael Collins” è un film del 1996 diretto da Neil Jordan. Come da titolo, al centro della pellicola è il patriota irlandese Michael Collins, il firmatario dell’accordo tra Irlanda e Inghilterra che mise fine alla Guerra d’Indipendenza irlandese facendo però scoppiare il conflitto civile tra quanti credevano nell’accordo e quanti lo avversavano. Rispetto a “Il vento che accarezza l’erba” di Ken Loach, dunque, la prospettiva dalla quale si analizzano gli eventi del primo dopoguerra in Irlanda, che porteranno poi alla nascita dello Stato Libero, è quella più alta di un leader, delle bande armate prima, militare e politico dopo, che non ha disdegnato di percorrere la strada del terrorismo per raggiungere il proprio obbiettivo, quello dell’indipendenza della propria terra dall’Impero Britannico. Inoltre la pellicola di Jordan rispetto a quella di Loach si focalizza sulla parte che accettò l’accordo, mentre il film del secondo aveva come protagonista un giovane che proseguì la lotta anche dopo la firma del trattato.

“Michael Collins” è dunque un film storico e biografico, ancorché romanzato, oltre che drammatico per i temi trattati: sono presi in esame gli ultimi sette anni di vita del protagonista, dall’allontanamento dalla strada dello scontro in campo aperto con l’esercito di Sua Maestà, alla tragica morte avvenuta in un agguato firmato dai suoi stessi connazionali. Il regista Neil Jordan, ad ogni modo, sembra schierato dalla parte di Collins, piuttosto di chi ritenne opportuno proseguire la lotta armata.

Premiato con il Leone d’Oro al miglior film alla 53° Mostra del cinema di Venezia e con la Coppa Volpi per l’attore protagonista, Liam Neeson, il film sa unire il piano pubblico di un leader che si trova ad agire tra mille difficoltà in un contesto storico concitato e drammatico, con quello personale dell’uomo, consumato dalle responsabilità, impegnato in continui progetti, programmi, azioni di guerriglia. Un film di guerra – prima contro l’Inghilterra e poi civile – e guerriglia, di scontri, ma anche d’amore e gelosia, che vanta alcune scene magistralmente girate, come quella della notte in cui Collins fa giustiziare una dozzina di informatori inglesi, quella della strage dello stadio e la scena finale, quella della morte di Collins nella contea di Cork in cui le cui immagini di morte si intrecciano con quelle della donna del protagonista, che in vista del matrimonio comprava un vestito da sposa.

Non c’è dubbio che il film rappresenta una pietra miliare per quanti vogliono conoscere la storia dell’indipendenza irlandese e dell’IRA, l’Irish Republican Army , insieme a “Nel nome del padre”, “Bloody Sunday” – ambientati però negli Anni Settanta e nell’Irlanda del Nord – e al già citato “Il vento che accarezza l’erba”.

Michael Collins – recensioneultima modifica: 2011-04-19T08:59:00+02:00da carminedecicco
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