Carmine De Cicco

Sulla strada – 10 pagine x 10 libri

Il mio primo incontro con Kerouac fu ai tempi dell’Università. Studiavo i grandi classici, soprattutto del passato prossimo e remoto, eppure la notte leggevo i romanzi dello scrittore americano, immergendomi nel mondo di vagabondaggi, di eccessi, di sfrenata voglia di vivere fino in fondo dei protagonisti di quelle pagine. Ora, spinto da “10 pagine x 10 libri”, ritorno sul più conosciuto dei libri di Kerouac, che però probabilmente non è il migliore. “On the Road” – “Sulla strada” in italiano – comincia nel segno di Dean Moriarty, un giovane il cui modo di vivere dista anni luce da quello della perbenista e liberale società borghese americana dell’immediato secondo dopoguerra. Dean giunge sulla East Coast e incontra Sal Paradise, studente con velleità letterarie, nonché protagonista e voce narrante dell’intero libro. Sal rimane così affascinato dal vivere controcorrente di Dean, dalla sua ansia di conoscere la vita, di viaggiare in lungo e in largo per l’intero subcontinente statunitense, dalla sua santa pazzia, che decide di mettersi a propria volta sulla strada per raggiungerlo dopo la sua partenza. E così Sal va, rimedia parcheggi su passaggi e giunge fino a Denver, dove si ricongiunge con Dean e altri amici. Fin qui, la mia (ri-)lettura. Un’esperienza che ho trovato feconda, e che ancora una volta è andata oltre l’idea originaria: ho letto molto più delle canoniche dieci pagine. Non potevo non farlo. Il mito della strada, del viaggio, del vagabondaggio per conoscere l’altro – persona, mondo o idea che sia – e se stesso è antico quanto la letteratura, ma pur sempre affascinante – anzi, forse affascinante proprio perché antico. “On the Road” si inscrive in questo mito, ma fa molto di più: attraverso una prosa veloce (talvolta troppo veloce) ed esuberante dà conto del modo di essere, di fare, di pensare, di un manipolo di giovani che poi avrebbe influenzato una generazione. Un gruppo di giovani che, cito da un articolo di Kerouac del 1957, «avevano finalmente voltato le spalle all’occidentale macchina “della libertà” e si drogavano, ascoltavano il bop, avevano lampi di genio, sperimentavano il “turbamento dei sensi”, parlavano strano, erano poveri e felici, profetizzavano un nuovo stile per la cultura americana…». Una generazione beat, insomma, a un tempo beata e battuta, sconfitta. Beata per il suo distaccarsi da modelli e stili di vita e pensiero conformi e dominanti, battuta e sconfitta perché in fondo tali erano quei giovani che viaggiavano privi di soldi e di decenza attraverso un Paese che li rifiutava. Erano ingenui, innocenti, fuori luogo. Alla fine, anche i beat sono diventati classici, anch’essi sono stati fagocitati da un sistema capace di  adattarsi a tutto, pur di restare in vita. Con buona pace di Sal e Dean e della folle e santa notte americana.

Sulla strada – 10 pagine x 10 libriultima modifica: 2011-06-14T17:41:00+02:00da
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