Lo strano caso del dottor Jekyll e di mister Hyde – Qualche riflessione

 

«Ma non mi abbandonava la maledizione di una doppia identità»

 

Quando ho terminato la lettura de Lo strano caso del dottor Jekyll e di mister Hyde il mio primo pensiero è stato: ma quali erano le azioni sfrenate e peccaminose che il basso omuncolo tutto malvagità compiva durante le notti nelle quali prendeva il posto dell’irreprensibile dottore?

Insomma, si legge l’intero romanzo, ma a parte qualche accenno ai soddisfacimenti dei piaceri, alla sregolatezza delle notti, non viene mai esplicitato cosa realmente facesse il terribile mister Hyde. Tra la prima stesura e la redazione definitiva dell’opera, l’autore, lo scrittore di romanzi per ragazzi Robert Louis Stevenson, ha lavorato in una direzione netta: attenuare sempre più i riferimenti precisi a vizi e scorribande di Hyde e lasciarli nel vago, nell’inespresso. Il perché è forse da ricercare nella paura di perdere la qualifica di scrittore per l’infanzia. Ma non è questo il punto.

Lo strano caso è un gran libro e una gran storia. Una gran storia, per come affronta uno dei temi più cari alla letteratura, quello del doppio, per il suo essere ormai entrato nell’immaginario collettivo, nella biblioteca universale. Un gran libro, per come è scritto, per la sua impostazione, per lo stile di Stevenson, per la sua tecnica narrativa. Con una prosa perfetta l’autore avvince il lettore, lo spinge sempre a proseguire nella lettura, eppure la scrittura non è una di quelle che si consuma veloce, che viene letta per essere subito dimenticata. Non mi dilungherò sulla trama e sul significato dell’opera. È un classico, e come tale è conosciuto. Certo l’etichetta di classico porta con sé qualche problema – quanti, ad esempio, conoscono Jekyll e Hyde, ma non Utterson e Layton? – perché visto che la storia, in fondo, si conosce, c’è chi non si avvicina mai alla lettura. Ma sbaglia. Quello di Stevenson è un capolavoro, capace di avvincere anche senza scendere troppo nei dettagli, di piacere anche senza puntare i riflettori sui piaceri cui indulgeva il cattivo della situazione. Che bello, se imparasse a far così anche certa televisione…

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Lo strano caso del dottor Jekyll e di mister Hyde – Qualche riflessioneultima modifica: 2011-07-17T10:30:40+02:00da carminedecicco
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5 pensieri su “Lo strano caso del dottor Jekyll e di mister Hyde – Qualche riflessione

  1. penso che la doppia identità sia quotidianamente in tutti noi, cambia solo la forbice fra il bene ed il male. A volte è sofferenza difficile da lenire, a volte è fierezza per non sentire i confini tradizionali. Stop con le interpretazioni personali. Copio e incollo il commento di Ivy. Un saluto da robi.

  2. Sai Carmine, a volte non è necessario, per capire il concetto, ricorrere a descrizioni dettagliate tanto per colpire l’attenzione, come appunto certe pubblicità, o certe trasmissioni televisive, o certi libri… se uno è scrittore davvero e ha le doti per farlo, può coinvolgere il lettore anche con la bravura nella composizione, nella suspence, nelle atmosfere.

    Sei in vacanza? Se sì, beato te! Altrimenti non sei il solo. 🙂

    Un caro saluto.
    Nadia

  3. Bravo, una recensione che esce da quelle classiche e punta soprattutto a non dare per scontato che i classici siano… scontati.

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