Arde nell’urna piccina
il cero del giorno dei morti:
saluta con la fiamma leggera,
protetta dal vento e dall’acqua,
le anime dei trapassati
che vanno vagando di notte
tra le strade deserte e affogliate.
Arde nell’urna piccina
il cero del giorno dei morti:
consuma se stesso pian piano,
dall’alba alle ore più tarde,
allorquando nei letti riposa
la gente pietosa stancata
dal giorno di visite e pianti.
Arde nell’urna piccina
il cero del giorno dei morti:
chi lavora di notte lo vede,
con la mano si segna con fede,
ripensa ai suoi cari defunti,
li sente vicini tuttora;
benedice la loro memoria.
Arde nell’urna piccina
il cero del giorno dei morti:
per me che ritorno è un segnale
dell’affetto materno o paterno.
Sorrido chiudendo la porta
sapendo allumata la notte
dal cero del giorno dei morti.
Postilla: scritti qualche giorno fa, questi versi mi hanno fatto un po’ riflettere. A breve riporterò il frutto delle mie elucubrazioni 😉
ciao Carmine,
l’ho letta come una nostalgica filastrocca che non solo fa pensare….. robi
Grazie per la tua visita e i tuoi apprezzamenti. Quanta dolce malinconia in questi versi. Attendo di leggere le tue riflessioni sull’argomento. Buona Giornata
A.