Il funerale di Jack

 

Per quanto molte persone avessero conosciuto Jack, numerosi individui si fossero intrattenuti con lui, gli avessero rivolto qualche parola, o, semplicemente, qualche sguardo, al suo funerale eravamo solo in due: io, e la mia giovane sorella. Non so indicare con sicurezza le cause di questa assenza di massa, diciamo pure mancanza di gratitudine e delicatezza, ma se dovessi fornire una risposta secca ad una domanda altrettanto precisa, credo additerei il prodursi di questa spiacevole situazione alla fretta che, oramai, sembra dominare la vita di ognuno.

 

Insomma, tutti corrono a destra e a manca, oberati da mille e più impegni, cercando di fare tutto, senza però riuscire spesso a far nulla, o nulla bene. Ma non divaghiamo. Dilungarmi su eventuali spiegazioni, impantanarmi in descrizioni dello “stato attuale delle cose”, sarebbe un ulteriore torto nei confronti di Jack. Mi è infatti stato affidato il compito di raccontare ai Signori della Corte come si svolsero i fatti risalenti a quell’infausto inizio di Novembre dello scorso anno. E io lo farò, affidandomi esclusivamente alla mia memoria e alla mia buona fede.

 

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Quella notte pioveva, lo ricordo bene. A breve sarebbe giunta l’Estate di San Martino, ma quella notte a dominare erano la pioggia e i primi freddi di un Autunno che, lento, si avviava a divenire sempre più inoltrato, per trasformarsi poi in Inverno. Io e mia sorella ci eravamo dati appuntamento per mezzanotte: queste, infatti, erano le ultime volontà di Jack. Voleva essere sepolto durante il passaggio da un giorno all’altro, e noi cercammo di accontentarlo. Ci vedemmo nel vecchio cimitero del villaggio, sebbene lì non venisse seppellito più nessuno. Portammo entrambi delle pale con noi. Nel raggiungere il suddetto luogo incontrammo diverse persone, alcune di esse furono anche salutate o da me o da chi mi accompagnava. Sebbene non dicemmo esplicitamente a nessuno cosa stessimo per fare, era tuttavia facilmente intuibile. Del resto, avevamo avuto già modo di informare tutti gli abitanti del villaggio che il funerale si sarebbe tenuto quella notte. Forse, se non avesse piovuto e se avesse fatto meno freddo le cose sarebbero andate in un’altra maniera. Ma, Signori della Corte, so bene che non sono stato chiamato qui a esporre le mie sensazioni. Mi atterrò ai fatti, come finora sto cercando di fare.

 


Arrivati che fummo all’antico camposanto di Glent, ci mettemmo a cercare il luogo più propizio per seppellire Jack. Pensavo che egli in quel posto avrebbe dovuto passare l’intero resto dell’esistenza, giocoforza volevo la miglior sistemazione per lui. La individuammo senza troppa fatica. Verso il confine settentrionale di quel luogo vi era una zona abbastanza libera da tombe e croci. Vi era inoltre un grosso salice piangente: ci sembrò la posizione più adatta per accogliere il nostro amico per l’eternità.

 


 

A questo punto voglio sottolineare un mio atteggiamento, che forse sarà utile a Lor Signori per comprendere più a fondo l’intera, triste, faccenda. Sebbene mia sorella mi avesse più volte pregato di aspettare prima di intraprendere il rito della sepoltura, io preferii fare altrimenti, e, tempo qualche minuto dopo l’individuazione della zolla di terreno adeguata, presi a scavare. Mentirei se dicessi che le motivazioni del mio comportamento risiedessero nel desiderio di non prendere troppa acqua sulla testa. Quest’idea non mi sfiorò. Del resto sarebbe stato un grave affronto alla memoria del compianto defunto. Mentirei altresì qualora vi riferissi che la mia voglia di cominciare quanto prima il rito funebre dipendesse esclusivamente dal desiderio di ripicca. Certo, uomini, donne e bambini del villaggio avevano avuto tempo a sufficienza per raggiungerci in orario, e mi innervosiva attendere per un ritardo immotivato. Ma non si trattava solo di questo. Dirò piuttosto che quest’ultimo era solo un aspetto marginale del perché agii come agii, nonostante mia sorella mi chiedesse l’opposto. E dico questo, Signori della Corte, in assoluta buona fede, mosso solamente dallo spirito di verità che anima le mie parole, scevro come sono da qualsiasi interesse particolaristico, da qualsiasi intenzione di giustificare davanti ai Vostri occhi la mia sventurata congiunta. Non ha le mie stesse responsabilità: questo è un dato di fatto, e vi chiedo di accettarlo come tale.

 

 

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Ma torniamo a noi. Dicevo che soprattutto un altro motivo mi indusse a iniziare il funerale in breve tempo. Senza girarci ulteriormente intorno lo confesso: il desiderio, puerile, ora lo riconosco, di essere fino in fondo nelle grazie di Jack. Volevo dargli dimostrazione, anche dopo la sua morte, che io restavo il suo amico fidatissimo, come lui talvolta ebbe il buon cuore di definirmi. Temevo che un’affluenza in massa al suo funerale potesse offuscare il mio legame con lui. Volevo che io e che mia sorella non venissimo equiparati, in quell’estremo momento, con il resto degli abitanti del villaggio. Sì, ero geloso, ma la mia gelosia nasceva dal forte attaccamento nei confronti del trapassato. È forse una colpa provare un sentimento tanto forte e sincero nei confronti di qualcuno? Converrete con me di no, spero.

 

 

Fu così che presi a scavare, invitando mia sorella a fare altrettanto. Mi ubbidì. Non ci volle molto per approntare la fossa delle dimensioni adeguate. Prima di porvi dentro il corpo senza vita di Jack dissi qualche parola di commiato. Lo stesso fece mia sorella. Il discorso di entrambi fu breve, perché entrambi siamo nemici della retorica e della ridondanza, come del resto state appurando, almeno per ciò che riguarda la mia persona. Io dissi che senza di Jack nulla sarebbe stato più come prima. Raccontai con le lacrime agli occhi degli aneddoti che ci avevano visti come protagonisti. Gli promisi che sarei tornato spesso a trovarlo, che mi sarei preso cura della sua dimora eterna. Le parole di mia sorella furono in linea con le mie, come avrete modo di verificare quando la sentirete.


Non mi dilungherò su ciò che feci dopo aver sotterrato il povero Jack. È facilmente intuibile: tornai a casa in uno stato di profonda tristezza. Prima di andare a letto non volli nemmeno sciacquarmi: mi cambiai solo d’abito per non rischiare di buscarmi un malanno. Vi giuro, e con ciò concludo, Signori della Corte, che non feci alcun accenno nel mio sermone funebre alla scarsa, dirò pure scarsissima, o meglio ancora, inesistente, affluenza di persone all’evento funebre. Ora, ditemi, ho io qualche colpa se, come dite, quella notte fu piantato nella terra il seme del Male?

Il funerale di Jackultima modifica: 2011-11-17T09:20:00+01:00da carminedecicco
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3 pensieri su “Il funerale di Jack

  1. Sempre coinvolgente … anche qui rintracciamo la tematica che ultimamente ti è più cara e che sai trattare in modo così delicato.
    Buona Giornata
    Andrea

  2. ciao Carmine,
    è il funerale che vorrei, ma con l’unica persona che ne sarebbe intensamente coinvolta; gli altri, un pò disattenti, un pò obbligati, un pò estranei sarebbero comparse presenti di un male parallelo.
    Avvincente, scorrevole, gradevole il tuo racconto. robi

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