Un anno con Tex, Diabolik e Dylan Dog

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Da bambino ero un accanito lettore di Topolino. Per anni ogni settimana correvo in edicola a prendere il nuovo albo della avventure di topi e paperi targati Disney. Altri fumetti quasi non li leggevo. Forse in periodi di particolare desiderio di nuvole parlanti o quando per un motivo o l’altro mi sfuggiva il numero di Topolino ne avrò comprato qualcuno. Di quell’epoca ho infatti un Tex, pochi Diabolik, un Braccio di ferro, qualche Dragon Ball e poche altre cose. Non arrivano alle due decine, però, a fronte di diverse centinaia di volumi firmati Walt Disney.
Crescendo abbandonai i fumetti, finché non incontrai Corto Maltese e Joe Sacco. Il marinaio di Hugo Pratt e i reportage a fumetti del giornalista nato a Malta fecero rifiorire un amore a lungo sopito. Ripresi a leggere storie disegnate e parlate, desideroso di recuperare il tempo perso, curioso di conoscere meglio un mondo tanto vasto quanto inesplorato. Da qui la decisione di trascorrere un intero anno, il 2011 appena trascorso, in compagnia degli albi inediti di tre famosissimi protagonisti del mondo dei fumetti made in Italy: Tex, Diabolik e Dylan Dog, in rigoroso ordine di anzianità.
Chi non li ha mai nemmeno sentiti nominare? Chi non conosce il ranger in camicia gialla, il criminale in calzamaglia nera, l’Indagatore dell’incubo? Tre personaggi che hanno in comune, oltre alla fama editoriale, oltre all’etichetta di fumetti popolari, anche la residenza lontano dalla nostra penisola. Tex lo si trova tra la sconfinate lande americane del Far West, Diabolik si nasconde perlopiù nei suoi rifugi nell’immaginaria Clerville, l’indirizzo di Dylan è invece il celebre Craven Road numero 7, a Londra.
Quantunque essi siano molto diversi tra loro, e le loro avventure si rivolgano anche a target di lettori talvolta molto differenti, pure sono uniti dal comune denominatore di aver contribuito a scrivere la storia del fumetto del nostro Paese. Una storia non troppo conosciuta, una storia alla quale spesso non si dà molta importanza. Del resto, alle nuvole parlanti in generale non sempre si tributa la giusta attenzione e il giusto merito, né nel mondo della scuola, né in quello accademico.
Ma non divaghiamo. Questo post nasce come un saluto a Tex, a Diabolik e a Dylan Dog, un’attestazione di affetto e stima al termine dell’anno trascorso insieme. Non sempre gli albi di cui sono stati protagonisti sono risultati brillanti, nonostante traguardi importanti come il numero 300 dell’Old Boy e l’ingresso nel cinquantesimo anno di età per il Re del Terrore. Forse, più di tutti, a dispetto delle sessanta e passa candeline, chi se la passa meglio è quel «tizzone d’inferno» di Tex con tutti i suoi pards. Probabilmente festeggerebbe questo piccolo, insignificante riconoscimento mangiando una bistecca alta tre dita con una montagna di patatine fritte. Io gli farei volentieri compagnia, nonostante tutti i dolci che ho ancora nella calza portata dalla befana.

Non sempre brillanti, dicevamo sopra, ma pur sempre di compagnia, ancora capaci di far rivivere quello spirito d’avventura che è pur sempre una componente fondamentale di qualsiasi storia, letta, raccontata o disegnata essa sia.

Un anno con Tex, Diabolik e Dylan Dogultima modifica: 2012-01-07T11:15:50+01:00da carminedecicco
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3 pensieri su “Un anno con Tex, Diabolik e Dylan Dog

  1. Braccio di ferro! Poldo ed i suoi panini ghiottissimi! Ma che meraviglia! Tutto questo mi ricorda la mia infanzia..
    Grazie per aver riportato alla mente questo ricordo!
    Buon fine settimana Carmine

  2. La tua foto però è migliore della mia.
    Per quato riguarda i fumetti, fermo restando Topolino che credo tutti abbiano amato, ricordo certamente tutti gli altri, ma ero appassionata del Monello, prima di passare, già adulta, agli imprescindibili Charly Brown e c.
    Ora, da nonna, leggo anche le winx, ma non c’è storia…

  3. Anche io, come te, leggevo Topolino più che i fumetti che citi, pero’ li ho conosciuti e letti saltuariamente anch’essi (chi, della nostra generazione, non vi si è mai imbattuto almeno qualche volta? ;-)). Hanno avuto la loro importanza, come no! Anzi a me dispiace parecchio che le nuove generazioni quasi non li conoscano…

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