Il banchiere anarchico – 10 racconti x 10 paesi

Ecco la seconda puntata di “10 racconti x 10 paesi”, l’iniziativa volta alla lettura di dieci racconti di altrettanti autori di altrettanti paesi diversi. Questa volta al centro della discussione “Il banchiere anarchico” del portoghese Pessoa.

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Fernando Pessoa (1888 – 1935) è soprattutto un poeta, ma nella sua non troppo lunga carriera letteraria ha anche dato vita a diversi racconti, come quello in questione. Anzitutto, una premessa. In questo scritto, a differenza di quanto avveniva ne Il monaco nero di Čechov, il tempo del racconto coincide pressappoco con quello della storia. Dopo cena, la voce narrante chiede conto all’amico banchiere delle voci che ha sentito sull’essere anarchico di quest’ultimo. Ne parla  «a caso», per cercare di rianimare una conversazione che, come capita dopo cene laute e soddisfacenti, si era spenta. Con grande sorpresa dell’altro, il banchiere che «fumava come chi non ha pensieri» conferma le voci. Sì, egli è un anarchico. Ovvio che l’amico gli chieda ulteriori delucidazioni, cosa che non viene rifiutata. Inizia così la lunga ricostruzione di come il ricco capitalista sia diventato anarchico in teoria e in pratica, a differenza di tutti gli altri, che anarchici lo sono soltanto in teoria.
Il racconto, con l’azione prossima allo zero, concentrato com’è su rievocazioni di passaggi mentali, scelte, dubbi e risoluzioni, è monopolizzato dal banchiere, e l’amico che narra si limita ad avere soltanto una funzione marginale di conferma e rottura di tanto in tanto del discorso dell’altro. Il banchiere con lucida serenità riesamina le fasi cruciali del suo percorso anarchico. Lo fa attraverso un metodo che non sbagliamo a definire dilemmatico, un po’ come il Machiavelli de “Il principe”. I suoi ragionamenti sono impeccabili, sorretti come sono dalla vittoria sulle obiezioni che egli stesso oppone alle proprie teorie. Ma, in buona sostanza, cosa dice questo banchiere?
Nato povero e senza che le possibilità naturali, il protagonista della vicenda diventa anarchico per il sogno di abolire tutte le finzioni e le convenzioni sociali. Ma ben presto si rende conto che all’interno dello stesso gruppo di anarchici si crea una situazione di convenzione, con chi dà ordini e chi li riceve. Decide quindi di essere un anarchico autonomo, che indipendentemente dagli altri persegua la via della libertà. Ovviamente da solo non può preparare una rivoluzione sociale, quindi cerca di dar libertà ad un singolo: se stesso. E come liberarsi? Attraverso il denaro. Il banchiere è diventato così ricco che ora il denaro gli è indifferente, non esercita più su di lui alcun potere. Ha compiuto quindi la sua missione di anarchico, che però, in maniera del tutto paradossale, lungi dal contribuire a liberare l’umanità dalle convenzioni e dalle istituzioni sociali, ha arricchito lui e lui soltanto. Una sorta di eterogenesi dei fini che tuttavia non viene sentita dal protagonista come colpa. Chiarita, dunque, l’espressione iniziale: il banchiere è convinto di aver fatto il proprio dovere di anarchico – si considera del resto l’unico vero anarchico – e ricco com’è non ha più pensieri per la testa.


Il racconto di Pessoa, scritto nel 1922, ma giunto in Italia solo negli Anni ’80, è uno scritto lucidissimo che può a prima vista sembrare un’esaltazione delle rivoluzioni private, quelle combattute dai singoli per cercare successo e ricchezza. Ma a ben vedere, l’anarchismo del ricco banchiere appare solo come una giustificazione ad uno stile di vita indifferente agli altri. Certo, si dirà, l’egoismo è più naturale di tanti altri sentimenti umani, ma è pur sempre vero che per raggiungere quelle che già Leopardi con ironia chiamava «le magnifiche sorti e progressive» dell’umanità una somma di egoismi (anarchici o meno) non è certo auspicabile. Con buona pace del banchiere fumatore di ottimi sigari.

Il banchiere anarchico – 10 racconti x 10 paesiultima modifica: 2012-01-23T10:40:00+01:00da carminedecicco
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2 pensieri su “Il banchiere anarchico – 10 racconti x 10 paesi

  1. Questo non lo conosco Carmine di certo oltre che anarchico risulta anche molto egoista da quel poco che ho letto.
    Si il racconto da me e’quello di cui ti ho parlato in un commento precedente…
    grazie per aver lasciato un tuo parere Carmine.
    Buona giornata 🙂

  2. come ti ho già fatto presente non sono stato,erroneamente, un mangiatore di libri e la tua iniziativa mi dà l’occasione di conoscerne gli autori.
    Penso che uno degli autori di cui potrei riconoscere un suo pensiero, fra mille, sia proprio Fernando Pessoa; ma anche su Pavese, non mi sbaglierei. Però, chissà quanti altri me ne sono persi di quelli che potevano entrare con facilità nella mia testa!
    Sul libro del post, io non mi sento egoista, ma approvo l’anarchia individuale scelta dal banchiere, indipendentemente dalla sua ricchezza.
    Ciao “ferrarista” della letteratura. robi

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