AgriCultura – Diario di un giornalista con l’hobby della coltivazione (4)

 

Dannata sia Medusa, maledetta megera! Ti pareva che quando io mi decidevo finalmente a metter nel terreno le mie anone non veniva il diluvio universale o giù di lì? Che tempo infausto, che meteo inclemente! Neanche ventiquatt’ore alle mie piantine per ambientarsi nella loro nuova casa, e vien giù tanta di quella pioggia da riempire il Grand Canyon dell’Arizona. Tutta colpa di Medusa, l’orrida perturbazione che ha portato acqua, vento e freddo su tutto il Paese. Perfino a Sant’Anastasia, nella campagna che custodisce le creaturine a cui tanta attenzione ho dedicato (ma anche no!).

E pensare che domenica scorsa tutto era andato bene!

Mi sveglio di buon’ora, mi vesto di tutto punto, e scendo in fretta per mettere in macchina i vasi con le anone. Fatico un po’ per sistemarli nel miglior modo possibile nell’abitacolo, e lungo il tragitto che separa la mia casa dall’appezzamento di terra (noi del mestiere diciamo semplicemente terra, eh!) di mio zio sfioro più volte l’incidente, causa visuale ostruita dai ramoscelli pieni di foglie delle piante. Ma infine arrivo. Mi ci vogliono pochi secondi, però, per capire l’inadeguatezza del mio abbigliamento. Le scarpe (chiare, che genio!) affondano nel terreno molle, le zampe dell’esuberante cane del mio parente lasciano grosse impronte inzaccherate su pantalone e felpa. Quel che si dice un ottimo modo di cominciare. Ma solo chi non opera non sbaglia, mi dico, e raggiungo il mio mentore nella sua capanna. Ha acceso un fuoco per tenersi caldo quando è arrivato in campagna, intorno alle sei, ma ora il sole è alto nel cielo e le fiamme sono assopite. C’è solo del fumo, apposta per impregnare i miei abiti (caso mai non si siano sporcati abbastanza, chiaro!). Incidenti del mestiere, che ci vuoi fare. Faccio un paio di giri per individuare il posto migliore dove far prosperare le anone, ma le mie proposte vengono puntualmente bocciate da mio zio. Alla fine decide lui. Scava un fosso, toglie del vaso la prima pianta, le mette nel terreno, getta un po’ di terra, poi taglia i ramoscelli più in basso e li sistema nel buco prima di richiuderlo: serviranno per concimarla, mi spiega. Faccio quest’operazione a mia volta per le anone rimanenti. Poi le innaffio un po’. Un bel lavoro, tutto sommato.

Campagna (24).JPG

Ecco, non si potevan concludere così le cose? Con me che metto nel terreno le piante e con queste che crescono e prosperano? Il lieto fine non poteva esser questo? E vissero tutti felici e contenti: io, le anone, mio zio e pure il suo cane, perché no?

E invece arriva Medusa. Perseo non ha eseguito affatto un buon lavoro! Anche gli eroi mitologici non son più quelli di un tempo. Quando mi capita di beccarlo (magari segue anche lui le conferenze stampa del comune di Volla, sai mai?) devo controllare se da qualche parte ha l’indicazione “Made in China”. Bah. Mi sa che quanto prima devo passar a trovare le  mie creaturine, augurandomi che nel frattempo mio zio abbia saputo come proteggerle. Chissà perché, ma una voce nella mia testa dice: certo che ha saputo come fare, mica è un incapace come te. Strana faccenda le interferenze di pensieri!

AgriCultura – Diario di un giornalista con l’hobby della coltivazione (4)ultima modifica: 2012-12-01T11:05:29+01:00da carminedecicco
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