Il messaggio nella bottiglia – Recensione

Mercoledì 18 settembre arriva nelle librerie italiane il terzo romanzo di Jussi Adler-Olsen, “Il messaggio nella bottiglia” pubblicato, come i precedenti due, da Marsilio. Ho avuto il piacere di leggere il volume in anteprima, e voglio condividere con voi le mie impressioni.

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Anzitutto la trama: come al solito lo scrittore danese campione di incassi imbastisce una trama intricata e coinvolgente, ricca di colpi di scena e tensione. Il lettore segue l’alternarsi – o meglio, il perfetto alternarsi – dei filoni narrativi fidandosi senza alcuna remora di Adler-Olsen: sa lui quando è giunto il momento di rivelare questo o quel dettaglio, di anticipare, con un piccolo indizio, un evento o una verità, di fornire velate conferme a presentimenti e impressioni, di passare da una scena all’altra, da un personaggio all’altro.

Del resto, chi ha già avuto modo di leggere Adler-Olsen sa quanto sia bravo a creare meccanismi narrativi degni di orologi svizzeri. Questa volta l’autore conduce per mano chi legge in una terribile vicenda fatta di sette religiose, violenza, fanatismo e morte. Un uomo spietato e senza nome – anzi, con troppe identità, il che è lo stesso – vive rapendo bambini di famiglie benestanti e con molti figli. Uno dei prigionieri, però, riesce a scrivere un messaggio col proprio sangue e infilarlo in una bottiglia che abbandona in mare.

Dopo un lungo e intricato percorso, il messaggio finisce sulla scrivania del burbero e poco ortodosso capo della Sezione Q della polizia danese, Carl Mørck, che insieme ai suoi assistenti, il siriano Assad e la sorprendente Rose, prende a indagare su quanto scritto sull’ormai poco leggibile carta. Parte così una caccia al colpevole che già a metà delle oltre 550 pagine del romanzo raggiunge picchi di tensione molto elevati.

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Ecco un’altra caratteristica pregiata del romanzo: la tensione non è concentrata nel finale, ma si dispiega in diversi punti chiave della vicenda. Dunque il libro procede così, sullo sfondo di una Danimarca che impariamo sempre più a conoscere, popolato da numerosi personaggi, tutti ritratti con accuratezza per dar maggior profondità al mondo di Carl Mørck. Un mondo vivo e complesso, non superficiale e cartaceo, nel quale la polizia deve affrontare molte altre indagini, nel quale i rapporti interpersonali del protagonista si evolvono continuamente.

Ma è in particolare il nemico di turno, un infelice quanto temibile “charlot”, a essere più approfondito, anche se l’autore evita di spiegarci tutto di lui, lasciando alcuni tratti volutamente avvolti nel mistero. Particolare che, unito all’assenza del momento di spiegazione pura e definitiva nel finale, avvicina la vicenda alla realtà, dove è poco probabile che guardie e ladri si scambino confessioni autobiografiche e descrivano il proprio modus operandi un attimo prima di provare a spararsi addosso.

Impossibile non sottolineare, poi, l’ironia che permea le pagine del romanzo pubblicato da Marsilio. Le battute e i sorrisi che ne derivano servono a stemperare la tensione, fanno tirare un po’ il fiato al lettore. Non sono mai affettati e fuori luogo.

Ed è proprio questo misto di tensione, sorrisi e riflessione, sullo sfondo inquietante e al tempo stesso affascinante dei fondamentalismi religiosi della Danimarca (ma leggi pure Europa) dei giorni nostri il punto di forza di un romanzo scritto con una prosa scorrevole, che aiuta il lettore a procedere difilato verso la conclusione di una storia che di certo saprà catturarlo. E a spingerlo a desiderare che arrivi presto il prossimo capitolo delle avventure di Carl Mørck.

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Il messaggio nella bottiglia – Recensioneultima modifica: 2013-09-08T23:27:00+02:00da carminedecicco
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3 pensieri su “Il messaggio nella bottiglia – Recensione

  1. Questo è davvero un ottimo modo per stregare chi legge le tue recensioni, e spingerlo ad acquistare questo giallo che mi affascina non poco! Grazie del consiglio, intendo assolutamente leggere questo romanzo, ed eventualmente anche quelli che lo precedono, dato che non conoscevo questo autore!

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