Dove stiamo andando? – Formazione & Informazione

formazioneStamattina ho avuto una discussione – civile, sia chiaro – con una sorta di mio superiore. Avevo da poco iniziato un periodo di prova come redattore per un portale web, ma mi sono reso ben presto conto che quello che mi si chiedeva non era nelle mie corde, di qui la decisione di concludere anzitempo questa prova: ché non solo il datore di lavoro deve valutare chi lavora, ma anche viceversa.

Sostanzialmente, oltre alla redazione di articoli, chiedevano di condividere sui social network tutto ciò che il portale pubblicava, in maniera indiscriminata e, a mio modo di vedere, irrispettosa della quiete (social) altrui: taggando amici per aumentare la possibilità di visualizzazioni degli articoli e dunque gli introiti pubblicitari.

Una tattica lecita, sia chiaro, ma che rivendico il diritto di non voler far mia. Sono abituato a condividere con chi mi segue sui social ciò che mi piace, ciò che ritengo interessante, divertente, stimolante. Magari anche qualcosa semplicemente perché l’ho scritta io o per fare un piacere a qualcuno. Ma condividere tutto, così, senza freni né filtri, proprio non mi va giù: non sono ancora un automa, fortunatamente.

Ho espresso questo concetto con parole analoghe anche se ridotte al superiore di cui sopra, il quale mi ha risposto che sono stato troppo frettoloso nel giudicare, e che la loro è anche un’attività di formazione.

Ecco, su questo punto io dissento fortemente. Mi pare che la formazione debba essere anzitutto e soprattutto di sostanza, e poi di forma. Bisognerebbe concentrarsi sul contenuto degli articoli, su come reperire notizie, presentare fatti, registrare interviste, e poi su come fare in modo che ciò che si scrive abbia il giusto risalto, sia accattivante sul web. Concentrarsi, come a mio modo di vedere è stato fatto, solo su quest’ultimo punto, beh è sicuramente legittimo, ma non mi si venga a parlare di formazione.

Non è formare un redattore spiegare come deve condividere le notizie sui social. È qualcos’altro. E se si continua a tener vivo questo equivoco si finisce col percorrere con sempre maggior decisione la via che va verso l’impoverimento contenutistico e culturale degli scritti, siano essi di cronaca, politica, arte, sport e via dicendo.

Informare è una responsabilità. L’insegnamento all’informazione non si può ridurre a spiegare qual è il social del momento e qual è il miglior trucco per aver più visualizzazioni. È importante anche questo, certo, ma se riduciamo tutto a ciò, non lamentiamoci dello stato dell’informazione (e della cultura) nel nostro paese.

Dove stiamo andando? – Formazione & Informazioneultima modifica: 2014-01-31T18:44:56+01:00da carminedecicco
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