Uno sguardo al Far West, il bouncer di Jodorowsky

Un diamante per l'AldilàAh, il Far West! Chiunque ne ha sentito parlare, chiunque lo conosce. Si dice Far West e si pensa a un sacco di cose. Agli spaghetti western, a Sergio Leone, a Ombre Rosse, a Il Grinta. Ai fumetti di Tex, di Luky Luke e Cocco Bill, a Durango, ai pellerossa, alle diligenze, ai saloon, alla corsa all’oro.

Ne sono state fatte di storie ambientate nel selvaggio ovest americano. E che storie! Sì, quello del Far West è sicuramente uno dei grandi miti su cui si basa la società occidentale. Molto ci sarebbe da dire sulla conquista dell’ovest da parte dei coloni a stelle e strisce, sulla propaganda anti-indiana, ma ora non è questo il mio obiettivo.

Scrivo queste brevi righe perché mi sono reso conto che nonostante l’importanza che il genere western ha per me, sul blog ne ho parlato davvero poco. Per rimediare, almeno parzialmente, ecco qualche parola su Bouncer, capolavoro a fumetti firmato da Alajandro Jodorowsky (testi) e François Boucq (disegni) e ripubblicato recentemente nel nostro paese in edizione economica da Editoriale Cosmo.

Il bouncer, per chi non lo sapesse, è il buttafuori dei saloon. Solo che quello protagonista di questa saga è monco, il che è quantomeno insolito, converrete con me. Ma Jodorowsky non si cura troppo di ciò, e fa convivere nel suo personale Far West, accanto a personaggio convenzionali, altri ben più strani, bizzarri, inquietanti, anche impossibili talvolta, sempre capaci di lasciare il segno.

Personaggi forti, come forte è il suo modo di portare avanti la vicenda. Lo si vede anche nei primi due albi della saga, Un diamant pour l’au-delà (2001) e La Pitié des bourreaux (2002), raccolti in un unico volume da Editoriale Cosmo (“Un diamante per l’aldilà”: 3,20 €): da queste pagine emerge un West violento come raramente si è visto, in cui sono pochi i valori capaci di essere rispettati. È un West in cui bisogna crescere in fretta, dove è fondamentale imparare a uccidere, dove non ci si può fidare nemmeno dei fratelli.

Ed è proprio la disgregazione familiare che mette in moto la vicenda e fa conoscere ai lettori il bouncer monco figlio della fantasia dello sceneggiatore (e scrittore, regista, poeta e molto altro) cileno naturalizzato francese. Un personaggio che sa catturare l’attenzione e il rispetto di chi legge, anche grazie alla storia che l’autore gli fa vivere, una storia senza edulcorazioni, che sa unire i grandi eventi storici ai topos del genere, senza disdegnare punte di misticismo.

Tra prostitute, maestrine, assassini senza scrupoli, personaggi tormentati e costretti a vendicarsi, la trama scivola via avvincente e impreziosita dalla grande prova grafica di Boucq, bravo nel raffigurare le risse nei saloon come le cavalcate solitarie nelle sconfinate distese del Far West. Ciò che i due autori mettono su carta riesce a vivere di vita propria, non resta mero contenuto narrativo, ma diventa ambiente pulsante e vivo. Insomma, si respira l’aria del vecchio, selvaggio e pericolosissimo West nelle tavole di Bouncer.

Uno sguardo al Far West, il bouncer di Jodorowskyultima modifica: 2014-02-10T15:02:55+01:00da carminedecicco
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