Carmine De Cicco

Il mistero della masseria (I)

 

 

«Pronto?»

«Sto arrivando. Scendi».

Dalla leggera esitazione nella sua voce, capì che avrebbe nuovamente tardato. Prima che potesse continuare le chiese quanto tempo ancora le servisse.

«Cinque minuti. Solo altri cinque minuti».

«Ti aspetto fuori casa». La salutò, poi riagganciò. Raggiunse rapidamente il luogo stabilito, accese le luci d’emergenza della vettura lasciando il motore acceso. Scosse la testa sorridendo, pensando che quello sarebbe stato l’ultimo ritardo dell’anno. Ma non si sarebbe trattato di cinque minuti, si disse con certezza. Fissò l’orario sul display, quelle quattro cifre separate da due punti in tutta evidenza a fianco alla data che informava come ancora una volta fosse giunto l’ultimo giorno dell’anno. Cominciò a pensare a come era stato quel 2010 che stava per concludersi, poi decise che era meglio evitare simili ricostruzioni. Spense le luci d’emergenza e si rimise in carreggiata, convinto che fosse meglio aspettare quei “cinque minuti” arrivando fino alla rotatoria in fondo alla strada e poi tornando indietro.

Rapidamente, tuttavia, cambiò di nuovo idea. Mise la freccia a sinistra e entrò in un piccolo spiazzale. Lì avrebbe fatto inversione.

Ma qualcosa attirò la sua attenzione.

Al limite dello spiazzale l’imponente cancello rosso che fungeva da ingresso alla vecchia masseria era aperto. Non per intero, ma solo quel tanto che bastava a un uomo per entrarvi. Accese gli abbaglianti, illuminando meglio il lungo vialone che conduceva alle case poste al centro del complesso. A terra vi erano foglie secche e piccoli rami. Qualche rifiuto. Non riuscì a capire se fosse passato qualcuno.

Stranamente si sentiva attratto da quel mistero. Voleva sapere perché quel cancello fosse aperto. Pensò di entrare a dare un’occhiata, ma dopo appena un secondo si sorprese della sua idea. Scosse la testa. Non era affatto il tipo da azioni avventate. Era calmo e meditativo.

Sorrise, gettò un’ultima occhiata al luogo, infine completò l’inversione e tornò fuori la casa della sua fidanzata, che proprio in quel momento usciva in strada.

«Sei in ritardo!».

«Scusa».

«Hai almeno portato il cappello?».

La ragazza per tutta risposta uscì dall’auto e attraversò la strada di corsa. Sbadata come al solito, pensò lui, spegnendo la vettura. Avrebbe dovuto attendere altri cinque minuti. Se il cappello fosse stato al suo posto…


Involontariamente tornò con la mente alla vecchia masseria nella quale da giovane abitava suo padre con tutta la famiglia. Stranamente aveva parlato di quel posto già due volte in quella giornata. Come ogni vigilia di Capodanno, era andato dai parenti a fare gli auguri, e come spesso accadeva, tra il più e il meno nei discorsi si era infilato anche il tempo, il bel tempo!, in cui si viveva lì, nella masseria.

Quel bel tempo che lui aveva intenzione di far rivivere. Se diventassi ricco ricomprerei quel posto, proporrei a tutti gli zii di tornare a abitare lì.

Ma l’immaginazione fuggì via quando sentì dolcemente bussare sul finestrino dell’auto. Sbloccò la porta.

«Possiamo andare».

«Era ora». Mise in moto e partì.

Il mistero della masseria (I)ultima modifica: 2011-01-02T18:49:00+01:00da
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