Carmine De Cicco

Dylan Dog: dal fumetto al cinema

Ci siamo: il conto alla rovescia è finito. A partire da mercoledì 16 Marzo Dylan Dog è nelle sale cinematografiche. Il personaggio a fumetti figlio della fantasia di Tiziano Sclavi debutta sul grande schermo con una storia inedita ambientata a New Orleans. La lunga attesa, dunque, è terminata, e anche i fan dell’indagatore dell’incubo, come prima di loro hanno fatto i fan di molti altri personaggi dei fumetti, potranno godersi le avventure del proprio eroe a grandezza più che naturale.

Un’attesa durata quasi un quarto di secolo. Era l’Ottobre del 1986, infatti, quando il giovane detective affascinato dalla paura e dalla mistero compariva per la prima volta in edicola. Da allora ne ha fatta di strada. E strada gloriosa, possiamo aggiungere: ben presto l’inquilino di Craven Road è divenuto uno dei personaggi di punta del team Bonelli, la casa editrice italiana che stampa questo e altri indimenticabili fumetti come Tex, Martin Mystere, Nathan Never. In poco tempo Dylan è divenuto uno dei fumetti più venduti in Italia, capace di competere con mostri sacri quali il già citato Tex e Topolino. Giocoforza, l’idea di adattarlo al cinema. Il risultato è “Dylan Dog – Il film” diretto da Kevin Munroe e interpretato da Brandon Routh.

Bene, tutti contenti? Sembrerebbe proprio di no. Un rapido giro su forum, blog e social network chiarisce lo stato dei fatti: ai fan questo film proprio non piace. Niente Groucho innanzitutto, l’inossidabile aiutante comico del detective, niente Londra ma New Orleans, un’ambientazione difficile da accettare, specie se il protagonista non ama né aereo né nave. Niente Maggiolone bianco, né interminabile modellino del galeone. Ma le differenze della pellicola col fumetto cult non si esauriscono qui. Lo stesso protagonista è irriconoscibile, troppo forte, troppo attivo rispetto a ciò che egli mostra negli albi. Insomma, una cosa è il fumetto, un’altra, e ben differente, è il film.

Serve, a questo punto, una riflessione. È giusto, anzi, è necessario che ciò che è scritto non sia ricalcato pedissequamente da ciò che si muove sullo schermo. I due strumenti di comunicazione sono troppo diversi tra loro. Ma serve anche rispetto. Rispetto per le linee guida, per le caratteristiche  fondamentali del personaggio. In questo caso, stando al trailer, alle anteprime, alle indiscrezioni, non sembra che questo rispetto ci sia stato.

Ma, tant’è, così va il mondo. Bisogna guadagnare. E un film di un Dylan diverso da quello a cui si è abituati non scoraggerà certo i fan, non foss’altro per stabilire fino a che punto essi siano delusi dalle differenze. E poi un personaggio così, può attrarre un pubblico più vasto. E tra i tanti neofiti, qualcuno che prenderà a leggere il fumetto, certo lo si troverà. Insomma, produzione e casa editrice saranno contenti. Con buona pace di Groucho, del galeone e del campanello dell’abitazione al numero 7 di Craven Road, che urla, invece di suonare.

Dylan Dog: dal fumetto al cinemaultima modifica: 2011-03-16T21:41:44+01:00da
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