Carmine De Cicco

ZONA ROSSA SBIADITA

 

Abitare a pochi chilometri dalla bocca del Vesuvio non è certo rassicurante. Chi si mettesse a pensare a quanti rischi si corrono a vivere nei pressi di un vulcano addormentato ma pericolosissimo non riuscirebbe certo a godersi la propria esistenza. Ma per fortuna qui a Napoli si è abituati a non pensare. I problemi sono tanti, e allora si vive, si vive e basta. Tirando avanti senza star troppo a pensare. Ed è così che ci ritroviamo la camorra nei palazzi e l’immondizia nelle strade. Ma questa, come si suol dire, è un’altra storia. Anzi, sono altre due storie. Già raccontate troppe volte. O troppe poche volte. Ad ogni modo voglio parlar d’altro: del Vesuvio e del suo circondario, la Zona Rossa. Rossa perché è pericolosa, inquietante si dirà pure. Ma bella. Bella sì, ma tenuta come? Male ovviamente. Nel Parco Nazionale del Vesuvio ci fanno le discariche, sia quelle legali che quelle illegali. I sentieri naturalistici sono abbandonati a se stessi, con l’erba che cresce alta e i rifiuti dei visitatori incivili che si accumulano gli uni sugli altri. Non mi dilungo oltre, perché anche questa è un’altra storia. Oltre alla mancanza di cura e di educazione, il territorio è afflitto anche da un’altra piaga, quella dell’abusivismo edilizio. Zona rossa, niente case. Eppure di abitazioni i dintorni del vulcano ne sono pieni. Case costruite in passato, ma anche edifici recenti, molto recenti. Si sta sempre a costruire, nella Zona Rossa. In barba ad ogni legge e ad ogni logica. Anche qui. Anche ora. Io, ad esempio, lavoro a computer con il costante sottofondo di trapani, martelli, flex e quant’altro. Adoperati da lavoratori in nero, ovviamente. Ma anche questa, in fondo, è un’altra storia…

ZONA ROSSA SBIADITAultima modifica: 2011-05-14T19:48:00+02:00da
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