Carmine De Cicco

La potenza della scrittura ovvero elucubrazioni sconnesse su scrittura e scriventi

 

 

 

Qui ho pubblicato alcuni versi scritti non molti giorni fa. Parlano di quello che preferisco chiamare il giorno dei morti piuttosto che la ricorrenza della commemorazione dei defunti. Loro tema centrale è il cero che arde nel corso di quella giornata, ma anche delle sere immediatamente successive e precedenti. Un’usanza, questa, che io stesso tengo vivo. Del resto, il tema del ricordo dei cari estinti, il rapporto tra vivi e morti, la «celeste corrispondenza di amorosi sensi» di foscoliana memoria, ha sempre attirato la mia attenzione. Ho infatti dedicato diverse cosucce alla tematica, come appunto i versi di cui sopra.

 

 

 

Scrivendoli, lo confesso, mi sono un po’ lasciato prendere la mano. Me ne sono accorto quando li ho riletti: vi ho riscontrato espressioni, idee, ma anche una certa propensione ritmica – da filastrocca, ha detto qualcuno 😉 – che sono ben lontane dal mio solito modo di scrivere, di esprimermi, di essere. No, niente coscienza alterata da strane sostanze! L’anomalia la imputerei piuttosto ad un altro fenomeno, quello che si potrebbe definire potenza della scrittura. Talvolta infatti accade che non è colui che scrive a controllore ciò che mette su carta. Egli prende in mano la penna, oppure apre la pagina dell’editor di testo sul proprio pc, o si siede davanti alla macchina da scrivere – insomma, avete capito! – e si mette all’opera, avendo in mente di scrivere questo piuttosto che quello o quell’altro ancora. Eppure non sempre le cose vanno secondo i di lui progetti – quelli del tizio che scrive, intendo. Talvolta è la scrittura, individuata una direzione, a procedere come le pare. Il che, da un certo punto di vista, è anche un bene.

 

 

 

E non certo perché se si scrivono castronerie si può dar la colpa alla propria scrittura, con frasi del tipo: «Io volevo scrivere tutt’altro, è stata lei ad intraprendere questa strada!». La potenza della scrittura, il suo riuscire talvolta a prendere per mano l’autore e portarlo per inesplorati sentieri, testimonia la sua vitalità. In un mondo virtuale popolato sempre più da scriventi minimi, sempre protesi a battere il minor numero di tasti possibile per esprimere un concetto, c’è anche una scrittura che non vuole morire, che si nutre delle letture dell’autore, delle sue esperienze, e dà loro vita, senza che questi possa intervenire. L’inconscio di certo gioca la sua parte, ma mi piace pensare che un proprio ruolo lo giochi anche la scrittura in quanto tale, intesa come complesso delle regole, dei modi, delle convenzioni e degli argomenti dello scrivere.

 

 

 

Una scrittura che si oppone alla propria morte tante volte decretata eppure sempre rinviata. Già, perché oltre al web dei bimbiminchia, della massificazione di pensieri e idee sui social network, dei caratteri barbari come k, x, 6, 1, esiste anche il web dei blogger, di coloro che scrivono la propria opinione in maniera compiuta ed originale, il web dei racconti, delle poesie, delle iniziative culturali ed editoriali che partono dal basso. E della scrittura, moderna Frankenstein, che una volta creata procede per conto proprio. E che va assecondata, di tanto in tanto.

 

La potenza della scrittura ovvero elucubrazioni sconnesse su scrittura e scriventiultima modifica: 2011-11-07T10:56:00+01:00da
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