Carmine De Cicco

Il giorno dell’addobbo dell’albero

Quando Christian si svegliò il sole era già alto nel cielo. Se ne rese conto per la quantità di luce che filtrava nella sua stanza. Rimase qualche minuto a girarsi nel letto, poi decise di alzarsi. Come di consueto si diresse nel piccolo soggiorno della sua abitazione e sedette sul divano. Afferrò la chitarra e iniziò a suonare. Ogni mattina, per cominciare la giornata, doveva far scivolare le dita sulle corde dello strumento, dove sentirsi avvolto dalle note a cui egli stesso dava vita.

 

«Perché non torni a letto?». La voce lo costrinse ad abbandonare la dimensione nella quale la sua musica lo conduceva sempre. Non rispose all’invito, ma cercò di richiamare alla mente il nome della sua interlocutrice. L’aveva conosciuta la sera prima, da Joe’s, e di certo le aveva chiesto come si chiamasse. Ma non lo ricordava più. Sbuffò, avvertendo d’un tratto la stanchezza per questo genere di situazioni. Si alzò, riponendo con cura la chitarra sul tavolino e si affacciò alla finestra. Fissò i palazzi che ostruivano il panorama, pensando con tristezza che senza di essi si sarebbe potuta vedere l’Upper Bay. Seguì con lo sguardo qualche passante incappucciato affrettarsi verso questo o quel luogo. Vide un uomo vestito da Babbo Natale che agitava una campanella e chiedeva soldi.

 

Già, Natale si avvicinava. Non che la cosa lo interessasse troppo. Era rimasto indifferente alla ressa per il Black Friday e con lo stesso animo aveva accolto il Cyber Monday. Non solo perché non era abituato a quelle “americanate”, ma perché da quando aveva lasciato il suo paese in cerca di successo non aveva più festeggiato il Natale.

 

«Allora, ti decidi a tornare qui?». Questa volta Chris notò una leggera asprezza nella voce della sua compagna di letto per una notte. Stava perdendo la pazienza. Per quel che lo riguardava, poteva ben farlo. Distolse lo sguardo dalla finestra e si tornò a buttare sul divano. Cercò di ricordare da quanto era a New York, rendendosi conto di quanto l’apatia lo stesse divorando. Prese il piccolo calendario sulla dispensa. Sosteneva che quel giorno era il quattro di ottobre. Mentiva. Avrebbe dovuto usare il cellulare. Dove lo aveva messo? Il suo volto si illuminò nello stesso istante in cui prese a cercare sotto il divano. La sera prima i preliminari con la bella e impaziente sconosciuta avevano avuto luogo proprio lì.

 

Accese il telefono e ottenne di rimando la confessione della data esatta: 8 Dicembre. Strappò via tutti i fogli del calendario che aveva colpevolmente lasciato intatti, fino a quando non arrivò alla stessa data. 8 Dicembre 2011. Il giorno era segnato in rosso. Già, l’Immacolata. La sua famiglia lontana di certo era alle prese con l’albero di Natale. Sua mamma, come sempre, era la più indaffarata. La sorella più che aiutarla faceva foto e canticchiava motivetti natalizi. Suo padre invece era addetto alle luci, la cui sistemazione, però, puntualmente non soddisfaceva nessuno. Se ci fosse stato ancora lui, sarebbe dovuto intervenire a dare man forte al genitore. Poi avrebbe preso la chitarra e accompagnato la sorella in una gradita improvvisazione.

 

Ora loro dovevano fare a meno di lui. Ma, pensò per la prima volta da quanto era sbarcato negli States, anche lui era costretto a fare a meno di loro.

Il giorno dell’addobbo dell’alberoultima modifica: 2011-12-08T10:00:00+01:00da
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