Carmine De Cicco

Il crollo della casa Usher – 10 racconti x 10 paesi

Il crollo della casa degli Usher è un crollo al tempo stesso reale e metaforico. Metafora e realtà non sempre – quasi mai – camminano a braccetto, ma in questo racconto di Edgar Allan Poe inserito nell’iniziativa “10 racconti x 10 paesi” lo fanno. Lo scritto, non troppo lungo, è considerato uno di quelli più rappresentativi dello scrittore statunitense. Già nel titolo ci rendiamo conto dell’accostamento tra realtà e metafora: la casa di cui si parla è sì la casa fisica, che si sgretola davanti agli attoniti occhi del narratore, ma indica anche la casata, la famiglia degli Usher, che definitivamente si estingue con la morte di Roderick ucciso dalla sorella gemella Madeleine, morta qualche giorno prima. Sì, avete letto bene. La defunta in una notte in cui – manco a dirlo – imperversa un uragano si rifà viva – è proprio il caso di dirlo – e provoca la morte del fratello e la fuga del narratore, che poi è un amico di Roderick, accorso nella sua dimora per esaudire l’accorata richiesta del primo, bisognoso di un conforto nella sua difficile situazione di salute. Di fronte all’assurdità dell’accaduto il narratore non può far altro che fuggire. Una fuga che è reale, ma che diviene anche simbolo, simbolo dell’impossibilità di rispondere in maniera razionale al misterioso e tragico evento. Ma non inaspettato. Fin dalla prima pagina è evidente infatti l’idea di tristezza e solitudine che grava sul luogo e sui dimoranti. La giornata è triste, cupa, silenziosa; le nubi basse e opprimenti; il narratore è solo e attraversa un tratto di regione singolarmente desolato. La Casa Usher è malinconica e appare al viaggiatore solo quando si allungano le ombre della sera, e alla sua prima vista lo invade un senso di tristezza intollerabile. Termini di questo genere compaiono più volte nel corso del brano. Ma oltre all’idea di tristezza e solitudine ve ne un’altra che torna con forza: la paura. “Il crollo della casa Uscher”, pubblicato per la prima volta nel 1839, è un racconto dell’orrore, si badi bene. E l’atmosfera di terrore non domina soltanto le ultime pagine, ma, promanante dalla casa, riga dopo riga avvolge protagonisti e lettori. Del resto, sembra esserci un’arcana corrispondenza tra Roderick, l’ultimo erede della stirpe degli Usher, e la sua abitazione. Pensate che egli crede che perfino gli esseri inanimati siano in possesso di una sensibilità, proprio come gli uomini. Va da sé che la morte dell’ultimo degli Usher significhi la distruzione della casa. Accade – lo accennavamo prima – una notte di intemperie. Il cadavere di lady Madeline riposa in una delle numerose cripte che si aprono sotto i muri maestri dell’edificio, modo per conservarlo dall’insistente curiosità dei medici, che volevano studiarlo per avere delucidazioni sulla sua strana malattia. Per il rumore dell’uragano né il narratore – di cui, come spesso in Poe, non vengono fornite indicazioni alcune – né Usher riescono a dormire. Il primo per tranquillizzare l’altro legge il Mad Trist di Sir Launcelot Canning. Succede a un tratto che i rumori e le urla descritti nel romanzo sono avvertiti anche nella realtà dai due uomini. La situazione diviene intollerabile, finché il padrone di casa ammette: «L’abbiamo sepolta viva». Un attimo dopo la terribile apparizione della donna, che trascina con sé il fratello ormai cadavere.

Il crollo della casa Usher – 10 racconti x 10 paesiultima modifica: 2012-03-29T08:51:00+02:00da
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