Carmine De Cicco

Folgorazione numero tre

 

Fisso insensibili e insensate vetture proseguire rapide nella sera consueta, bagnate da inconsistenti gocce di pioggia che ai margini della via rimpinguano pozzanghere nelle quali si riflettono, malinconiche e degradate, luci di case, fanali e lampioni: miseri fari postmoderni nelle notti di noi viaggiatori che con i beat abbiamo in comune solo la sconfitta. Cerco di cogliere il miracolo che dia senso alle buche nelle strade, ai rifiuti sui marciapiedi, ai sogni nei cassonetti, desideroso perfino di essere trasformato in un cervo e inseguito da cani – Atteone invecchiato di qualche millennio e prostrato da capitoli e capitoli di storia e scienze – pur di trovare la mia Artemide, ma sperduto tra clacson, voci profane e l’insistente rumore di rotto che ha guastato la sinfonia di un tempo, non la trovo, né riesco ad avvertire l’odore dei limoni, a scorgere l’anello che non tiene. Che sia lo stare ancora qui a scrivere? Nonostante tutto. Nonostante il niente.

Folgorazione numero treultima modifica: 2010-12-07T08:32:35+01:00da
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