Carmine De Cicco

Foto autunnali

 

Armato di fotocamera digitale, di phasmina e occhiali da sole, salgo in auto e metto in moto, fermamente intenzionato a scattar foto allo strano autunno di quest’anno. Ma non percorro uno dei tanti sentieri che conduce al Vesuvio o al Monte Somma. Non mi dirigo verso l’agro nolano, né imbocco l’autostrada per lasciare la provincia napoletana e raggiungere la verde Irpinia o il Sannio. No, voglio cercare l’autunno che sta qui in città: quello di periferia, nel quale il giallo e il rosso delle foglie convivono con il grigio dell’asfalto, in cui il rumore del vento che provoca fruscii passando tra i rami si alterna col rumore dei motori e dei clacson delle vetture, in cui il profumo dell’erba umida, della legna bagnata, dei funghi, è frammisto al pesate odore di smog.

 

Al primo vedere di albicocchi con foglie mutacolori scendo dall’auto e procedo a piedi verso gli alberi, quasi come se questi passi fossero parte di un breve ma imprescindibile rito di purificazione. Fotografo la chioma ancora un po’ verde, la terra ai piedi del tronco pezzata di foglie marroncine e rossastre. Ispiro a pieni polmoni l’aria che promana da questo luogo, diafana ma riscaldata dai timidi raggi del sole che illumina un cielo senza nuvole.

 

Incurante della distanza, proseguo a piedi verso un altro gruppetto d’alberi che intravedo in lontananza. A destra c’è la strada: chi guida non riesce a percepire lo spettacolo da piccolo mondo antico di cui beneficia chi cammina su due piedi, perso com’è nella fretta di raggiungere la propria meta o allontanarsi dai propri guai. A sinistra qualche atleta improvvisato corre approfittando della bella giornata di festa, ansioso di rimettersi o mantenersi in forma. Io mi preoccupo piuttosto della prospettiva migliore dalla quale scattare le foto. Mi impegno, faccio decine di tentativi, ma in fondo sono consapevole che nessun’immagine può rendere appieno i sentimenti che mi trovo a vivere mentre sosto accanto ad albicocchi, aceri o ciliegi. È calma e assenza di preoccupazioni, è memoria dei tempi passati, anche di quelli che non ho vissuto. È fiducia nel futuro.

 

So che appena sarò risalito nell’abitacolo della mia Brava svaniranno, foglie troppo fragili per resistere all’impeto del vento freddo che precorre l’inverno, eppure al momento non ci penso. Mi siedo su una panchina, fisso con un sorriso poco evidente ma prezioso un angolo di marciapiede illuminato dal sole e coperto da foglie cadute. Un’altra foto è d’obbligo.

Foto autunnaliultima modifica: 2012-11-26T08:55:11+01:00da
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