Carmine De Cicco

Di altri Europei e di altri Mondiali

 

Era il 1994. Non avevo ancora otto anni. Non ricordo quanto lunghi portassi i capelli o quali fossero i miei gusti preferiti del gelato. Ma ricordo il tifo che feci in occasione dei Mondiali di calcio. Si giocavano negli Stati Uniti, in tv e sui giornali era scritto “Usa ‘94”. Gli orari delle partite erano un po’ strani, papà mi spiegò che era per via del fuso orario. Mi disse anche che, a differenza della serie A, lì non c’erano partite in casa e fuori-casa. Erano tutte fuori casa, o meglio, in casa degli Stati Uniti, o degli Usa, che poi era la stessa cosa. Risalgono ad allora i miei primi ricordi calcistici. Tipo quello di un calciatore della Nigeria che schiacciò sotto il piede un palloncino di un tifoso finito in campo. Ricordo anche una stupenda mattinata a Napoli, con mio zio che, tra un servizio ed un altro, si fermava da quelli che vendevano le bandiere e me le faceva guardare. Ne comprammo anche una, stupenda. Da qualche parte devo averla ancora conservata, solo la stoffa, però, non l’asta, del cui destino non ho mai saputo nulla. Era un tricolore sui generis: il verde-bianco-rosso si stemperava nei colori della bandiera americana e recava il disegno delle tre Coppe del Mondo vinte dall’Italia nel corso della sua storia. Quando fui più grande meditai seriamente di aggiungere uno schizzetto della coppa conquistata nel 2006 dalla nazionale guidata da Marcello Lippi. Ma quello era un altro Mondiale, un’altra storia. Di Usa ‘94 ricordo anche le partite che guardavo disteso sul pavimento della cucina, con mio padre che mi rimproverava perché non dovevo stare con le spalle a terra. Ricordo che spesso si sentiva la canzone che faceva: notti magiche, inseguendo un gol. E ovviamente non posso dimenticare la sconfitta in finale, ai calci di rigore. A ogni gol segnato dagli azzurri correvo fuori al balcone di casa e urlavo, poi, scambiata una battuta con i figli del mio vicino di casa, rientravo a seguire il tiro successivo. Fino a che la serie non terminò: scoppiai in lacrime. Nella camera da letto dei miei genitori, con il lumino acceso, piangevo la grossa ingiustizia subita dai calciatori del mio paese. Mia madre provava a consolarmi. Mio padre, probabilmente, accudiva mia sorella, che all’epoca aveva appena un mese di vita e che io, stranamente, non collego affatto alle partite dei Mondiali, se non per una frase che sono certo le ripetevo: se non mangi l’Italia non vince. Ma forse, visto che a poche settimane di vita è altamente improbabile che mangiasse a tavola con noi, questo ricordo è riferito agli Europei del ‘96, dei quali, del resto, non ricordo assolutamente nulla, tant’è che, quando compresi che Mondiali ed Europei si tenevano ogni quattro anni, credetti che l’edizione precedente a quella tenutasi in Belgio e Olanda nel 2000 fosse saltata per qualche guerra o qualcosa del genere. Ma prima di quell’edizione vi furono i Mondiali del ‘98, quelli in cui appesi alla ringhiera di casa per la prima volta tutto solo la bandiera. Un tricolore classico quella volta, accompagnato da un’altra bandiera più piccola, che il nonno di un amico regalò a tutti i più piccoli tifosi del viale. Le partite di quella competizione le guardai un po’ a casa mia e un po’ a casa di Davide, dove ancora oggi un nutrito gruppo di tifosi o cinefili è solito in occasione di incontri sportivi o di proiezioni di film. Quando fummo eliminati ai rigori – ancora una volta! – ero proprio con Davide e gli altri amici. Qualche minuto dopo che Di Biagio sbagliò il suo tiro dal dischetto si presentò Spogna chiedendoci perché fossimo tristi. Rischiò il linciaggio. Gli altri non so cosa si misero a fare, io corsi a casa a togliere la bandiera. L’avrei rimessa due anni più tardi, e poi nel 2002, nel 2004, nel 2006 e nel 2008. Ai mondiali in Sudafrica, invece, non esposi nulla. Era il periodo in cui ce l’avevo un bel po’ col mio paese. Neanche oggi dalla ringhiera di casa si alza il tricolore, ma, lo dico con tutta franchezza, che goduria quando abbiamo eliminato la perfida Albione!

Di altri Europei e di altri Mondialiultima modifica: 2012-06-25T22:17:17+02:00da
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