Carmine De Cicco

Commemorazione dei defunti

 

Cara Feny,

mentre scrivo queste righe indirizzate a te, sorseggio tè alla pesca e mi lascio inebriare dal profumo di qualche candela che, ardendo, allieta l’aria del mio studio. Chissà invece tu cosa farai quando felice strapperai la busta che conterrà questa lettera, come e quando comincerai a leggerla. Non mi azzardo certo in pronostici, sei troppo imprevedibile e vivace, e immaginare le tue azioni è pressoché impossibile.

Mi chiedo come stai, come procedono le tue attività, se è l’allegria la nota che domina nel tuo animo di questi tempi. Il mese di Ottobre, ormai, lento ma inesorabile, è fuggito via giorno dopo giorno, per venire infine sostituito da Novembre, il cui sontuoso arrivo è stato annunciato da un fortissimo vento fresco, che si è divertito a tirar giù le foglie più deboli dagli improvvidi alberi vestiti da Autunno.

L’avvento di Novembre, del resto, porta con sé anche il giorno della Commemorazione dei defunti. Stamattina sono andato al cimitero che custodisce le ossa dei miei cari trapassati. Sai quanto mi affascinano questi luoghi. Ricordo i nostri battibecchi di un tempo, quando tu etichettavi questa mia passione come macabra e io ti davo dell’antipatica, fingendomi offeso. Quanto tempo è passato da allora!

Camminando per gli ampi viali del camposanto, costeggiati da maestosi pini ed eleganti cipressi, ho incrociato centinaia di diversi volti: donne con il viso segnato dalle rughe, gli occhi stanchi e l’andatura incerta, vecchi signori un po’ impacciati nel loro abito buono, eleganti, ma decisamente lontani dal sentirsi a proprio agio, bambini e bimbe dallo sguardo vispo e vivace, pronti a fare mille domande. Alcuni silenziosi e solitari, altri in compagnia, magari anche un po’ distratti, tutti procedevano sotto il medesimo sole per giungere al luogo di riposo di genitori, coniugi, fratelli, amici.

Quante parole scambiate con le piccole e tonde foto delle lapidi, quasi come se queste potessero sentire. Parole sussurrate a mezza voce, veri e propri discorsi, frammenti di vite trascorse insieme prima dell’interruzione fatale.

I cimiteri sono i luoghi del ricordo, delle lacrime, del rimpianto, ma anche dell’affetto che trascende la vita, di legami solidi e indissolubili. Ho visto un uomo, oggi, sostare pensieroso presso la tomba di una donna. Nei suoi occhi ho letto la fierezza di chi sta comunicando ad una persona amata un importante traguardo raggiunto…


Sai, quando mi capita di assistere a spettacoli come questi, quando mi ritrovo a passeggiare col corpo o con l’anima tra i tranquilli viali di un cimitero, non posso fare a meno di considerare la grandezza di ciò che ci circonda. E quando dico grande, mia cara Feny, intendo la grandezza non meramente volumetrica, quanto piuttosto la complessità, la multiformità della vita. È facile star seduto su una sedia a battere sulla tastiera del computer tasti per formare parole, e poi frasi, e poi storie. È facile scrivere articoli di giornale, racconti, testi critici. Ma ciò che si agita dentro l’uomo, ciò che lo spinge a muoversi, o anche a non farlo, i sentimenti che gli pulsano dentro, quelli che riesce ad esprimere e quelli che invece tiene per sé, magari anche inconsapevolmente, oh, quanto sono numerosi, quanto sono complessi da ritrarre. Una complessità, un’enormità, che, lo confesso, a volte mi dà alla testa, mi spaventa, mi annichilisce.

Quando considero l’inesplicabilità, l’irraggiungibilità del significato ultimo della vita, quando i miei pensieri vanno a quel velo indissolubile, resto frastornato a tal punto, che non ho il coraggio di scrivere né di leggere. Quando valuto l’esatta portata del reale, di ciò che è possibile, di ciò che semplicemente è, sono annientato dall’idea che, per quanto si possa fare, scrivere o sapere, enorme resterà l’ignoranza.

Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia. Sì, Feny, è così. Ma io, a volte, non lo riesco ad accettare.


Credo di aver parlato abbastanza per ora, quindi non mi resta altro da fare che aspettare la tua risposta. Lo farò con trepidazione.

Un abbraccio caloroso, e un sorriso malinconico.


Cristopher

Commemorazione dei defuntiultima modifica: 2010-11-02T11:16:34+01:00da
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