VIII – Indagini

Arriva l’ottavo frammento narrativo del Ciclo del Re di Pollena. Un racconto che è nato per scherzo, ma che sta raggiungendo dimensioni sempre più consistenti…sono un tipo a cui piace scherzare, che vi devo dire? Ad ogni modo non c’è nulla da temere: al decimo episodio si stacca! E badate bene che non mi lascerò convincere della richieste che sicuramente arriveranno (come no…) di proseguire la serie, di scrivere prequel o sequel. Chi ha perso qualche puntata, può leggere qui.

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Quando l’uomo scese dall’auto, una donna munita di ombrello gli corse incontro e lo riparò dalla pioggia che con insistenza scendeva fin dalle prime ore del mattino. Lui abbozzò un sorriso, si sistemò il pesante cappotto che copriva la divisa e procedette accanto alla domestica fino all’ingresso.

«Buongiorno. Grazie per essere venuto con tanta solerzia!». Il re di Pollena aveva abbandonato il proprio studio ed era sceso per accogliere Serpico, il commissario capo di polizia giunto apposta dalla Calabria per tentare di far luce su quanto accaduto nella parata del giorno prima.

«La rapidità delle indagini è in molti casi determinante per un esito positivo. Dunque mettiamoci subito al lavoro!». Serpico era un tipo che non si perdeva in chiacchiere, e anche per questo aveva fatto carriera. Alto e muscoloso, capelli a spazzola e occhi di un nero vispo, l’ufficiale seguì il sovrano tra i corridoi e le stanze dell’ampia Reggia, finché questi non lo invitò ad accomodarsi accanto ad una grossa scrivania in mogano.

«Come sai, ieri hanno attentato alla mia vita. Sono stato salvato da un ragazzino che ci ha indicato il luogo nel quale era nascosto il killer, un professionista, non c’è dubbio. Nessuno è riuscito a vederlo in volto».

«Il testimone non ha notato nulla di particolare?».

«Solo che aveva i capelli rasati. Le guardie hanno cercato nel posto in cui ha sparato quel delinquente, ma non hanno trovato nulla».

«Dovrò darci un’occhiata anch’io. E interrogare quel ragazzino» rifletté Serpico, che dopo qualche secondo di silenzio, trascorso a valutare se potesse permettersi il lusso di prendersi quell’impegno, aggiunse: «Chiunque ha compiuto questo gesto sarà sbattuto dentro e marcirà in galera».

«Voglio stare tranquillo, Serpico. Voglio poter uscire da qui senza preoccuparmi. Mi capisci?».

«Certo. E ti assicuro che tornerai ad aver la tua tranquillità. Ho con me due ottimi agenti. Anche se non operano nel reparto che io comando li ho voluti con me per la loro capacità di infiltrarsi nelle più bieche cricche e succhiar informazioni da chiunque».

«Li conosco?».

«Probabile. Un tempo abitavano da queste parti, poi hanno scelto la vita militare e hanno fatto carriera».

La discussione tra il re e il commissario durò ancora per qualche minuto, poi quest’ultimo si accomiatò e raggiunse i due agenti che aveva scelto per la delicata missione. Spiegò loro che avrebbero dovuto infiltrarsi nei bassifondi pollenesi per cercare di capire chi c’era dietro il tentato omicidio. Dal canto suo, Serpico, con alcuni agenti ordinari, avrebbe immediatamente raggiunto la casa in costruzione dalla quale era partito il colpo di fucile che avrebbe dovuto spedire all’altro mondo il sovrano. L’ufficiale di polizia voleva a tutti i costi risolvere nel minor tempo possibile quel caso, che di certo gli sarebbe valso una serie di tributi e onori: il regno di Pollena non era molto esteso, ma aveva un’importanza strategica notevole: lavorare per ordine del re e soddisfarlo avrebbe potuto consentirgli di portare la propria carriera a livelli ancor più alti.

VIII – Indaginiultima modifica: 2012-11-20T22:49:00+01:00da carminedecicco
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