Di lontano qualche lampo gioca ad accendere e poi spegnere il cielo di questo tardo pomeriggio novembrino sotto gli occhi della Luna piena che ora vince, ora perde la concorrenza con le grosse nubi gravide di pioggia che il vento, insensibile, porta a spasso per la scura volta celeste senza un preciso perché. Vago nell’aria fredda fissando il fumo dei comignoli fare capriole che se non fossi mesto definirei allegre. Qualche luce della via si immerge in un ostinato silenzio preparando l’avvento della sera pronta a distendersi col suo manto anche su questa estrema periferia del mondo. E io nel trapasso vado, cercando una parola che confessi tutti i miei sentimenti nell’immenso spazio di tre sillabe. Gocce d’acqua mi bagnano il viso. Taccio.
Folgorazione numero unoultima modifica: 2010-11-22T19:21:00+01:00da
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Bravo Carmine! Davvero incisivo!
Una curiosità: a cosa ti riferisci quando parli di “immenso spazio di tre sillabe”?
Ciao, grazie.
Grazie Sonia. Chiarisco il tuo dubbio: con la mia frase palesavo il mio utopico desiderio di trovare una parola (di tre sillabe, come anche di quattro o due) capace di valere da sola come un lungo scritto. Una sorta di tentativo di sintesi assoluta. Lo spazio di tre sillabe è immenso perché paradossalmente con un’unica parola si può dire moltissimo…spero di essere stato chiaro nell’esprimere il mio bizzarro pensiero…
Chiarissimo, Carmine!
Grazie per la risposta.
Ti avevo inviato un bel commento, ma non lo vedo… semmai te lo rifaccio più tardi. 🙂
Ciao!
Dunque avevo scritto più o meno che secondo me, la parola chiave con tre-quattro sillabe che potesse rappresentare questo mondo di sentimenti, potrebbe essere “SOLO”.
Le protagoniste di questo scritto infatti mi sembrano la solitudine e la malinconia.————
Il circo…. la mia vuole essere una metafora anche per questo mondo virtuale. 🙂
Un caro saluto.
Nadia