Sono immerso nel buio della fredda stanza da pranzo adattata per me a camera da letto. Disteso su un materasso direttamente poggiato sul pavimento, lascio che i miei occhi si abituino all’oscurità, anche se non ho bisogno della vista per conoscere ciò che mi circonda: mobili vecchi di generazioni, suppellettili di gusto barocco e scomodi cuscini dalle buffe forme e dall’inguardabile tappezzeria. Nella altre camere studentesse straniere che non rivedrò più: andranno presto a infoltire la schiera dei volti incrociati e poi superati, dei visi che inesorabilmente si sbiadiscono tra parole e accenti che divengono più confusi e nomi che si perdono nei meandri della vita. Non ho sonno stanotte, me ne starò sveglio, dimesso come un emarginato che a braccia aperte accoglie l’infinita tristezza del proprio destino.
Ciao Carmine, un saluto da italiana! 🙂