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Diari di versi (V, 1)
Vale riandare
È tardi
È tardi per scrivere; è tardi per comporre versi, per dipingere sogni e illuminare speranze; è tardi per la metafisica e la critica alla ragion pura; è tardi per guardare fuori dalla finestra prati immensi e cieli annuvolati; è tardi per indignarsi, per lamentarsi, per darsi da fare. È tardi per pentirsi della strada scelta.
Debolezza
Flebili sussurri come rituali cetre cullano l’aria accidiosa e viola. Molli invano le mani tendono ad invisibili lacci, poi si abbandonano alla paradisiaca voluttà del nulla. Fragili le gambe si flettono sotto il peso di impegni dall’identità sfuggente. E tutto si scolora, tutto tace nell’esasperante e splendido tramonto della memoria.
Aspettando Natale
Dopo un ritorno
Carte francesi, napoletane. E le immancabili Uno. Settimane enigmistiche insabbiate e stropicciate, due racchette in legno – tre euro – consumate dall’acqua, lattine vuote di tè, buste di patatine, versi scritti ai margini di quotidiani sportivi, un materassino giallo. Romanzi di Melville e Tolkien. Tutto giace in disordine nel cofano della Brava insieme al telo mare di Corfù, ormai … Continua a leggere